Come la demografia cambia il mondo
(In alto: il candidato alla presidenza Usa Marco Rubio di origine cubana).
Il presidente degli Stati Uniti è un uomo di colore, una cosa impensabile solo qualche decennio fa. Il prossimo presidente americano potrebbe essere di madre lingua spagnola e di origini cubane, un certo Rubio. Obama è stato eletto per il voto determinante delle forti comunità di immigrati latinos e per il bacino elettorale di colore in forte espansione negli Usa, in seguito ai tassi di natalità assai più alti rispetto a quelli delle popolazioni bianche di origine europea. E’ così che tutto l’assetto geo-politico dell’america del nord si sta modificando, con forti ripercussioni sulla politica internazionale. Gli stessi tradizionali poteri finanziari nordamericani si stanno adeguando, modificando le loro strategie in funzione delle nuove popolazioni emergenti. In politica interna si fanno strada politiche redistributive e di forte intervento dello Stato che non avevano mai avuto in precedenza molta rilevanza negli Stati Uniti e in Canada. Negli ultimi decenni la politica estera americana ha visto diminuire di molto l’interesse verso l’Europa, sia per una minore transazione finanziaria che di scambi industriali, sia per un minor interesse militare. Le truppe americane in Germania e Italia si sono ridotte a poche migliaia, e gli interessi militari si sono spostati verso il medio oriente sia per l’importanza delle risorse energetiche che per la forte instabilità di quell’area in seguito anche alla grande espansione demografica successiva agli anni 70 del secolo scorso e al gran numero di giovani che hanno creato insoddisfazioni e tensioni in quelle popolazioni. Molti interessi americani si stanno indirizzando verso l’america latina, conseguenza diretta del cambiamento nello stesso senso della popolazione nord-americana. Al cambiamento di scenario geo-politico contribuisce l’imponente fenomeno migratorio conseguenza diretta dell’eplosione demografica nord africana e medio orientale. L’Europa sta rapidamente cambiando la sua popolazione in senso multietnico e multiculturale, le grandi città europee si avviano a divenire megalopoli con forti minoranze o, in alcuni casi e nei prossimi anni, a maggioranza di etnie ad origine extra-europea.
L’economia mondiale, sulla spinta delle forti crescite demografiche di Cina e India, si sta modificando a vista d’occhio con lo spostamento di grandi interessi finanziari in oriente. La Cina ha acquistato in anni recenti grandi quantità di titoli di stato del debito pubblico americano ed ha oggi una influenza diretta sulla finanza nord americana. In seguito alla necessità di acquisizione di aree con riserve energetiche e possibilità di espansione il colosso orientale ha iniziato da qualche decennio una serie di acquisizioni di vaste aree africane e di attività edilizie e industriali nel continente nero. Estese aree di savana e di foreste stanno andando distrutte, gli animali sono cacciati via, gli viene tolto ogni abitat e si vanno estinguendo. Intere regioni vengono adibite a discariche di materiali spesso tossici provenienti dalla Cina e altri paesi portando a danni irreversibili di tutto un ecosistema. Anche l’india sta ampliando i suoi interessi africani dietro un certo movimento immigratorio di lavoratori indiani in africa e in altri paesi (soprattutto medio-oriente). L’espansione demografica del Pakistan e del Bangla Desh sta riacuendo i conflitti religiosi tra islamici e induisti e i contrasti tra le varie nazioni del continente indiano. Un fenomeno analogo si configura in estremo oriente tra Thailandia e Vietnam e Cina. In Malesia i conflitti religiosi si sommano agli interessi industriali e finanziari che, sull’onda dell’esplosione demografica di quella regione, sta portando alla perdita di tanti scenari naturali e alla deforestazione di intere aree fluviali. Le migrazioni da Malesia Borneo e Indonesia stanno creando tensioni con l’Australia e Nuova Zelanda. Questi ultimi contrastano con una certa efficacia il fenomeno, anche per salvaguardare dalla antropizzazione gli ultimi paesaggi vergini del pianeta. Se analizziamo i vari cambiamenti demografici dinamicamente nei prossimi decenni assistiamo ad una perdita di rilevanza economica e politica oltre che culturale di molte popolazioni che in precedenza rivestivano un ruolo di potenza egemone come quelle della vecchia europa o di derivazione europea in Nord america, e all’espansione di nuove popolazioni non solo demografica, ma anche economica e politica. L’espansione di queste nuove popolazioni appartenenti ad altre aree etniche e culturali avrà conseguenze sul mondo di domani che si attueranno nella seconda metà di questo secolo, disegnando scenari che -anche per l’impostazione politically correct di molti studiosi- non sono stati ancora analizzati a sufficienza. Gli Stati Uniti a maggioranza di neri e latinos rivestiranno ancora il ruolo di potenza egemone dell’occidente? Una Europa multietnica e multiculturale avrà ancora il suo ruolo di area di libertà e democrazia o non sarà invece preda di conflitti interetnici e tra culture diverse? Quali saranno le influenze cinesi nella politica mondiale dopo il 2050? La democrazia potrà essere a rischio in un pianeta dominato da culture spesso autoritarie o a sfondo religioso? Come cambieranno gli scenari energetici? Quale sarà la geografia dei consumi e le conseguenze sull’ambiente di un mondo profondamente mutato rispetto ad oggi e sovrappopolato? Come si porrà il problema del cibo e delle risorse idriche? Quale ruolo mondiale avrà un continente africano abitato da due miliardi di persone senza risorse sufficienti? Quale il destino di tante specie animali?… more