Vita nel Petrolitico

Antartide, i ghiacci si riducono

“Di 66 metri sarà aumentato 
un bel giorno il livello medio dei mari 
per lo scioglimento del ghiaccio-su-terra…
Di questi, ben 58 saranno stati causati 
dallo scioglimento antartico.”
David Vaughan, IPCC* (2013)
Mentre è ancora presto per discutere dell’immenso buco nei ghiacci marini antartici rilevato in settembre (nel linguaggio specialistico geografico, si tratta di una “polinia”, ovvero area d’acqua marina libera dai ghiacci e circondata dalla banchisa) che si trova in posizione 64°S 5°E nella Terra della Regina Maud di giurisdizione norvegese), un punto è possibile sull’estensione massima del ghiaccio marino, tratto dai recentissimi dati del National Snow and Ice Data Center**. 
Le cose pare non vadano ne’ meglio, ne’ bene per l’emisfero sud del Pianeta. Lo si vede dalle curve degli anni precedenti, rispetto alla azzurrina del 2017…

La massima estensione invernale antartica per il 2017 è ben sotto ai 18 milioni di kilometri quadrati, l’annata è la seconda degli ultimi decenni, di molto inferiore alla media trentennale che si attesta a poco meno di 19 mln di km². La causa ritenuta principale dello scioglimento (o piuttosto del non-congelamento) di quest’anno è stata l’inusuale intensità e presenza di vento, addirittura con alcune settimane di tempesta di troppo, con conseguente fattore d’onda elevato, cosa che ha logicamente impedito, a parità di temperature localmente nella media, una coesione duratura ed un aumento di spessore delle parti di banchisa più sottili. 
Quanto alle medie delle temperature atmosferiche, il Reader Project*** possiede la cronologia di varie stazioni meteo degli ultimi decenni. In particolare, la media di settembre 2017 alla stazione di rilevamento Vostok a 3490 m di altitudine (e che giace sopra 3000 metri di ghiaccio accumulato negli ultimi 500 000 anni) è stata di -66,2°C, nella norma. 
Per la stazione Carlini/Jubany****, a soli 3 m di altitudine e ben vicina al continente americano, la media è stata di -3,6°C, pressochè identica alla media degli ultimi 12 anni. Scartabellando tra le varie stazioni ed i dati disponibili, mediamente mi pare di poter dire che le temperature sono nella media degli ultimi 40 anni. 
Conclusione… Le cose potevano peggiorare anche per l’Antartide. E lo hanno puntualmente fatto. L’immissione in atmosfera, senza precedenti, di gas serra degli ultimi decenni a causa dell’era bruciolitica che mangia carbone, petrolio, gas, legname come non mai… sta avendo conseguenze anche laggiù. Poco contano i dati sulle abbondanti nevicate dell’annata in corso (che denotano una umidificazione ed un certo riscaldamento atmosferico), il trend antartico è anch’esso negativo. 

*link : http://ipcc.ch/
**link : http://nsidc.org/arcticseaicenews/ 
***link : https://legacy.bas.ac.uk/met/READER/
****link : https://en.wikipedia.org/wiki/Carlini_Base
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Porto Rico, 20 giorni dopo Maria

“Le cose vanno molto male a Porto Rico. 
Niente acqua, niente energia, niente gas. 
Nessuno di coloro che arrivano sa quando tornerà indietro.” 
Yaima Escobar, portoricana a Miami 
I danni estremi causati a Porto Rico dal passaggio dell’uragano Maria non sono ancora calcolabili con precisione, anche perchè lo strascico di eventi correlati non è terminato, ma le ultime notizie* confermano che il primo bilancio era purtroppo ottimistico. 
Il danno economico totale si attesta attorno ai 90 miliardi di dollari, ed il dato sulle perdite umane sale a 34 e non 16 come comunicato fino a pochi giorni fa, per fortuna siamo lontani dai 1800 morti sul suolo americano causati da Katrina nel 2005, ma per quel che riguarda il danno di Maria sull’economia portoricana, la cifra di 90 miliardi è spaventosa. Incute paura se consideriamo che è pari ad oltre il 90% del PIL nazionale. Nessun paese al mondo mi pare abbia subito una catastrofe di tale portata nell’era moderna (mi correggeranno i lettori, se sbaglio).
E come reagiscono i portoricani?
Scappando**. Dopo il ripristino dell’aeroporto internazionale i voli sono ora regolari e chi ha potuto comprare un biglietto è già partito, altri sono in coda accampati dentro e attorno all’aeroporto principale del paese. Da qualche giorno alcuni porti marittimi hanno ripreso ad operare ed i rifugiati climatici portoricani stanno arrivando in Florida anche via nave, ad un ritmo di circa 3000 al giorno (dato estrapolato dai racconti ed articoli disponibili on-line).
Nessuno è ancora in grado di stabilire quanti siano già partiti, secondo il governatore di Porto Rico, Ricardo Rossello “Non saranno migliaia a partire da Porto Rico per gli Stati Uniti, ma milioni.
…Visto che attualmente l’isola prima dell’uragano Maria contava 3,4 milioni di abitanti, oltre la metà potrebbe partire entro pochi mesi ed in tutti i modi possibili.

*link : https://www.japantimes.co.jp/news/2017/10/04…
**link : http://www.latimes.com/nation/la-na-puerto-rico…
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Porto Rico : penuria di cibo, energia, denaro

“Niente agricoltura a Porto Rico. 
Non c’è più, non ce ne sarà più per almeno un anno.”
José A. Rivera, contadino

Notizie frammentarie a dieci giorni dopo il passaggio dell’Uragano Maria… Ma i primi calcoli effettuati dalle istituzioni portoricane parlano di una perdita economica dell’agricoltura pari ad almeno 800 milioni di dollari, record storico che batte anche i danni dell’uragano Georges nel 1998, con la distruzione dell’80% dei raccolti. Vero è che l’agricoltura mette assieme nemmeno l’1% del PIL portoricano, ma l’isola aveva tutto sommato un “fattore 15%” di autonomia alimentare, ora dovrà importare e per svariati mesi ben oltre l’85% per sfamare tutti quanti.

Dal punto di vista energetico, il noto black-out elettrico totale, che non è ancora stato interamente risolto, e non lo sarà se lo sarà prima di qualche anno (forse una rete elettrica nazionale e che copra tutto il territorio non esisterà mai più), è dovuto non solo alla violenza dell’evento ma allo stato pietoso del sistema elettrico portoricano, sia dal punto di vista dell’infrastruttura, che dal punto di vista finanziario. Infatti la PREPA** (Puerto Rico Electric Power Authority) doveva già fare i conti con un debito totale, fuori-controllo, di circa 9 miliardi di $ e da qualche mese era stata lanciata la procedura di fallimento, quindi PREPA è una società già in bancarotta visto il passaggio di Maria. Come si legge nell’articolo sotto, da molti mesi addirittura era in cessazione di molti pagamenti e 30% del personale è stato licenziato dal 2012, senza giovamento nei conti di PREPA. Ciliegina sulla torta, nessuno ha voluto o potuto fare i conti con centrali elettriche in media vecchie di 44 anni, la maggiorparte senza alcuna manutenzione e gli standard di sicurezza minimi non sono rispettati da anni. Per quel che riguarda i carburanti, c’è ancora molta confusione, ma le code ai distributori (vedasi foto del 30 settembre, qui sotto) sono di varie ore per una tanica a persona, ma dipende dalle località dell’isola ed ancora non capisco se il coprifuoco (tuttora in atto nelle ore notturne) riguardi anche le vetture private, anche durante il giorno, per alcune zone dell’isola.

Pare che anche il “cash” sia terminato***. Dapprima limitato a 500 $ al giorno per conto corrente, laddove ci fosse stata comunque energia elettrica per erogare denaro, ora il contante è terminato in varie località ed anche allo sportello (laddove le banche abbiano potuto riaprire in sicurezza). Ma d’altronde cosa comprare…? La maggiorparte dei denari ritirati nei primi giorni dopo l’uragano, pare sian stati spesi non tanto per comprare beni di prima necessità, ma per prenotare voli, appena disponibili, e andarsene ricongiungendosi con parenti o amici emigrati in altri stati del continente americano.

Conclusione di questo post… Chi ancora neghi il collasso globale in corso (ecologico, economico, sociale e culturale), non sarà certo convinto dall’odore portoricano nauseabondo dei campi con animali e raccolti in putrefazione, aumentato dall’accumulo di tonnellate di pattume e di deiezioni umane,… perchè nonostante le foto e le testimonianze, l’ottimista non si fa coinvolgere da questo odorino di morte, prova puntuale e locale dell’esistenza appunto di un collasso globale, di cui alla fine “Porto Rico dopo Maria” è un piccolo e lontano esempio…
Quindi, che dire? Che io non scrivo per convincere nessuno a prepararsi, ad armarsi, a fare provviste per eventi catastrofici in particolare, ma testimonio come posso perchè chi legge rinforzi la propria resilienza famigliare, del proprio vicinato o comunità, nel paesino, nel quartiere… Per come è in grado di farlo, ma che questo vada fatto ed al più presto ed in tempi di relativa pace e calma.
Sapendo tuttavia che… le prime cose a mancare, per più giorni ed in modo massiccio, in casi come quello che affligge i portoricani da dieci giorni ad esempio, sono :
– elettricità (quindi acqua potabile, denaro virtuale, rete telefonica e internet,…) ;
– carburanti (ne’ per mobilità, ne’ per trasporto, riscaldamento, cucina…) ;
– cibo (cibi freschi e soprattutto locali, a partire da quelli del proprio orto, che è in questo caso distrutto) ;
– denaro contante…
Ah, se siete davvero degli inguaribili ottimisti, beh queste cose vi mancherebbero comunque, nelle stesse condizioni di quei signori nella foto in coda per 10 litri di gasolio; e forse mancheranno più a voi che al vostro vicino pessimista. Al quale, inoltre, non mancheranno le armi e le pallottole.

*link : https://www.nytimes.com/2017/09/24/us/puerto-rico-…
**link : https://www.thestar.com/news/world/2017/09/21/puerto-ricos-electric-…

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Porto Rico, cronache di una distruzione

E’ un disastro totale.
R. H. Torres,
sindaco di Juana Diaz,
22 settembre 2017*

Colombo la scopre nel 1493, abitata da pochi indigeni e decide di battezzarla “San Giovanni Battista”, ma per tutti dal 16esimo secolo è sempre stata l'”isola della Città del Porto Ricco” (di zucchero, tabacco, caffé…), poi diventata semplicemente “Porto Rico”. Già nel 1513, i locali delle tribù della civilizzazione Taino son decimati ed insufficienti ai colonizzatori per i lavori forzati sull’isola, vengono importati i primi schiavi africani.
Porto Rico da allora ha avuto un’esplosione demografica pressochè costante, terminata drasticamente a ridosso dell’anno 2000 (quasi quattro milioni di abitanti allora, meno di 3 milioni 400mila oggi**). La situazione economica, politica ed amministrativa attuale dell’isola è più che complessa : nessuna rappresentanza all’ONU, stato libero ma associato agli Stati Uniti con trattato di commonwealth, garantita la nazionalità ma non la cittadinanza americana per gli abitanti, un indebitamento pubblico che batte tutti gli stati caraibici, perfino Haiti, tanto che l’isola ha la reputazione di “Grecia dei Caraibi”…

Perchè me ne occupo? Perchè ne parlo? Perchè credo che dopo la stagione degli uragani di quest”anno, la situazione attuale e futura di Porto Rico sia un esempio da seguire per tutte le tragedie climatiche future.
Perchè alla fine Porto Rico è un sistema chiuso, con stile di vita calcato su standard occidentali, discretamente industrializzato e piuttosto evoluto nei propri servizi, che somiglia molto più di quel che crediamo ai nostri paesi industrializzati, che sono meno isolati tra loro di quanto lo sia questa isola da altri luoghi mediamente “ricchi”.
E soprattutto perchè dopo la stagione degli uragani 2017, Porto Rico con i suoi 3 milioni e mezzo di abitanti sta vivendo momenti durissimi ed un razionamento di fatto di tutti i beni che sono il fondamento del nostro modo di vivere, di un mondo tutto sommato funzionante, pacifico ed aperto all’altro ed al futuro.
Ancora oggi, dopo il passaggio di Maria la situazione è confusa***, pare che i morti “di uragano” siano non oltre 25 ed i danni stimati al momento sono tra gli 8 ed i 10 miliardi di dollari (pari a circa 10% del PIL, molto ma non estremo), all’aeroporto**** centinaia di portoricani bivaccano, i voli sembrano ripresi, sono sempre più coloro in attesa di partire e ritrovare parenti altrove (la gran parte dei portoricani è emigrata negli ultimi trent’anni, restan coloro che partire non possono, spesso sostenuti dalle “rimesse” degli emigrati). Sto mettendo assieme materiale per seguire nei dettagli cosa è cambiato, per chi, quali le soluzioni locali a problemi devastanti ed imprevedibili anche se da molti previsti…
A presto gli aggiornamenti.

*link : “Puerto Rico’s mayors describe widespread devastation from Hurricane Maria”, http://www.sfgate.com/news/article/Puerto-Rico…
**link : https://en.wikipedia.org/wiki/Puerto…
***link : https://en.wikipedia.org/wiki/Hurricane…
****link : http://www.miamiherald.com/news/…

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Harvey, Irma e Maria : l’accelerazione della Fine

“Non c’è una sola specie appartenente al genere Homo,
bensì ce ne sono tre: lo scimpanzé comune,
Homo Troglodytes; lo scimpanzé pigmeo, Homo paniscus;
e il terzo scimpanzé o scimpanzé umano, Homo sapiens.”
Jared Mason Diamond

Siamo sempre stati dei cretini, e lo sappiamo, ma i nostri specchi ed i nostri schermi ci rimandano l’immagine di qualcosa che è ancora Qualcuno. Siamo noi, ancora rasati, ancora pettinati, ancora illuminati dalla lampadina della sala da bagno. Ancora ci piacciamo, ma come per il mito di Narciso, il lago è la morte che si specchia in noi e non siamo solo noi che vediamo riflessa la prova della nostra Bella Esistenza.
Ma come i batteri nei vetrini, sempre più felici, arrapati e sazii nei loro sistemi chiusi, noi della Fine ce ne accorgeremo solo molto dopo che tutto avrà iniziato a scomparire per sempre, quando attorno a noi si saranno accumulati monti di cadaveri.
…Detto questo, tanto per assicurarsi che c’è poco o forse sempre meno da ridere, passiamo ai fatti.
Ho accumulato materiale e riflessioni per fare un punto sulla “hurricane season” e il mio intuito mi dice che il caso Porto Rico è per ora e potrà essere in assoluto il più interessante (discreto numero di abitanti, medio-alta resilienza, PIL pro-capite elevato, sistema chiuso, isola politicamente indipendente, etc.), non trascurando tutto il materiale riguardante l’impatto economicamente e socialmente devastante degli uragani sul Texas e la Florida, oltre che su varie isolette dove tutto quel che riguarda la civilizzazione di homo sapiens sapiens è stato spazzato via o reso inservibile (in parte per sempre?).
Il lavoro sarà arduo, ma l’accelerazione che questi eventi “previsti ma imprevedibili” danno alla fine dell’era dell’energia in quantità, facile ed economica, è senza precedenti nella storia dell’umanità, a parte forse la Seconda Guerra Mondiale e la Crisi Energetica del 1973 che in realtà dovrebbe essere studiata come Grande Crisi Energetica 1973-1985, ma, se ci saranno ancora i libri, ne parleremo tra 80 anni.
 
 
( immagine: “2017 Atlantic hurricane season summary, september the 21st” ; fonte : WikiProject Tropical cyclones/Tracks // sfondo : “NASA” // dati traiettorie uragani e tempeste del “National Hurricane Center’s Atlantic hurricane database” ) 


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Tre segni dell’abisso economico prossimo venturo

“Il denaro possiede la proprietà di comprar tutto 
ed appropriarsi di tutti gli oggetti,
è l‘oggetto in senso eminente…
L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere.”
Karl Marx

Ora immaginiamo un (nuovo?) mondo in cui il denaro non vale più nulla, nella pratica. E l’economia mondiale è immobile, per mesi o  per anni. Cosa accadrebbe? Lo vedremo forse presto, ecco tre grafici con commento, immagini inequivocabili sulla grave crisi economica in atto e sui tempi durissimi in arrivo. Gli indicatori economici che tratto in questo breve testo allertano ancora di più e da più vicino riguardo al crollo in atto ed allo scivoltamento prossimo venturo. Chi non si è preparato, rendendo solide l’economia domestica o della propria impresa come poteva, è bene che lo faccia ora, con tutta la calma, la razionalità e la lucidità possibili.

       1. Tutto è fermo.

Il Baltic Dry Index, indicatore relativo alle navi cargo che trasportano materiali “secchi” quali carbone, ferro, grano, et cetera segnala la dinamicità dei mercati mondiali e anche la “forza” della domanda e dell’offerta di tali merci e segnala, in breve, la tendenza della congiuntura economica. Nato nel lontano 1985, tre giorni fa ha toccato il minimo valore di sempre, segno che una grave crisi economica è già in atto ed esplosioni di debito sono possibili a breve.

       2. Il denaro perde irreversibilmente velocità, quindi tutto il proprio valore.

La Velocità di circolazione dello stock monetario M2 (dollaro) indica la frequenza media di spesa del dollaro in un dato periodo di tempo, in sintesi: più la velocità è bassa, più l’economia reale è “morente”. Anche qui, da quando queste misurazioni esistono, siamo al record negativo di sempre. In una parola: l’economia mondiale, vista dall’ottica del dollaro (ma la Velocità di circolazione del dollaro equivale ancora alla velocità dell’economia mondiale, nella pratica…), non è mai stata tanto vicina al collasso totale, si prepara una recessione forse di durata ed intensità inimmaginabili. Il valore del denaro è di fatto dato dalla rapidità di scambio e dalla domanda di denaro, di per se stesso non avrebbe e non ha alcun valore. Non importa quanto denaro esiste, ma quanto tempo il denaro passa senza incarnarsi negli oggetti e negli scambi. Mai come oggi il denaro è “morto”, ma su di esso si basa la vita di un intera specie animale…

       3. L’industria occidentale del petrolio e la finanza degli stati esportatori stanno collassando

La Quotazione del petrolio al Nymex non ha bisogno di spiegazioni…, da decenni il valore del petrolio e le sue variazioni (la volatilità) indicano inequivocabilmente la tenuta dei mercati, quindi del mercato obbligazionario mondiale e la tenuta dei debiti sovrani, oltre che dirci “dove va l’economia”, perchè un mondo che non necessita della prima e più efficace forma di carburante dell’economia stessa, è un mondo dove il commercio e l’industria entrano in uno stato di coma. Da questo grafico si evince una ondata di panico senza precedenti sui mercati, con cinque o sei punte di vendite tali da far fallire nei prossimi anni qualche intera nazione (l’intera galassia dei paesi OPEC fallirebbe entro 5 anni perchè con questi prezzi, nessun tipo di petrolio oggi sul mercato è redditizio*).

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Tre segni dell’abisso economico prossimo venturo

“Il denaro possiede la proprietà di comprar tutto 
ed appropriarsi di tutti gli oggetti,
è l‘oggetto in senso eminente…
L’universalità della sua proprietà costituisce l’onnipotenza del suo essere.”
Karl Marx

Ora immaginiamo un (nuovo?) mondo in cui il denaro non vale più nulla, nella pratica. E l’economia mondiale è immobile, per mesi o  per anni. Cosa accadrebbe? Lo vedremo forse presto, ecco tre grafici con commento, immagini inequivocabili sulla grave crisi economica in atto e sui tempi durissimi in arrivo. Gli indicatori economici che tratto in questo breve testo allertano ancora di più e da più vicino riguardo al crollo in atto ed allo scivoltamento prossimo venturo. Chi non si è preparato, rendendo solide l’economia domestica o della propria impresa come poteva, è bene che lo faccia ora, con tutta la calma, la razionalità e la lucidità possibili.

       1. Tutto è fermo.

Il Baltic Dry Index, indicatore relativo alle navi cargo che trasportano materiali “secchi” quali carbone, ferro, grano, et cetera segnala la dinamicità dei mercati mondiali e anche la “forza” della domanda e dell’offerta di tali merci e segnala, in breve, la tendenza della congiuntura economica. Nato nel lontano 1985, tre giorni fa ha toccato il minimo valore di sempre, segno che una grave crisi economica è già in atto ed esplosioni di debito sono possibili a breve.

       2. Il denaro perde irreversibilmente velocità, quindi tutto il proprio valore.

La Velocità di circolazione dello stock monetario M2 (dollaro) indica la frequenza media di spesa del dollaro in un dato periodo di tempo, in sintesi: più la velocità è bassa, più l’economia reale è “morente”. Anche qui, da quando queste misurazioni esistono, siamo al record negativo di sempre. In una parola: l’economia mondiale, vista dall’ottica del dollaro (ma la Velocità di circolazione del dollaro equivale ancora alla velocità dell’economia mondiale, nella pratica…), non è mai stata tanto vicina al collasso totale, si prepara una recessione forse di durata ed intensità inimmaginabili. Il valore del denaro è di fatto dato dalla rapidità di scambio e dalla domanda di denaro, di per se stesso non avrebbe e non ha alcun valore. Non importa quanto denaro esiste, ma quanto tempo il denaro passa senza incarnarsi negli oggetti e negli scambi. Mai come oggi il denaro è “morto”, ma su di esso si basa la vita di un intera specie animale…

       3. L’industria occidentale del petrolio e la finanza degli stati esportatori stanno collassando

La Quotazione del petrolio al Nymex non ha bisogno di spiegazioni…, da decenni il valore del petrolio e le sue variazioni (la volatilità) indicano inequivocabilmente la tenuta dei mercati, quindi del mercato obbligazionario mondiale e la tenuta dei debiti sovrani, oltre che dirci “dove va l’economia”, perchè un mondo che non necessita della prima e più efficace forma di carburante dell’economia stessa, è un mondo dove il commercio e l’industria entrano in uno stato di coma. Da questo grafico si evince una ondata di panico senza precedenti sui mercati, con cinque o sei punte di vendite tali da far fallire nei prossimi anni qualche intera nazione (l’intera galassia dei paesi OPEC fallirebbe entro 5 anni perchè con questi prezzi, nessun tipo di petrolio oggi sul mercato è redditizio*).

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