di Jacopo Simonetta
Esiste una ristretta nicchia di persone che ritengono che il sistema economico globale attuale stia entrando in collasso e che questo provocherà conseguenze terribili sul piano sociale e politico. Non sono molti, ma il loro numero sale, ma mano che l’evidenza dei fatti smentisce le promesse e le previsioni di chi, viceversa, sostiene che la crescita economica tornerà presto a risolvere tutti i nostri problemi.
Ma se c’è una cosa difficile per i “picchisti” è applicare le proprie idee non solo a scenari globali relativamente astratti, ma anche alle singole situazioni che si pongono “qui ed ora”. Specialmente quando queste esigono risposte pratiche con conseguenze reali che coinvolgono direttamente le persone.
Per fare un esempio, un conto è analizzare i dati globali per dire che la Terra è pesantemente sovrappopolata in ogni suo più remoto anfratto. Un altro è decidere della vita propria ed altrui. Perché di questo si tratta quando si parla di politiche demografiche.
Queste si articolano infatti su tre livelli: controllo della natalità, controllo della mortalità, controllo dei flussi migratori.
Non è un caso se solo il primo livello (la natalità) ha avuto e continua ad avere un minimo di attenzione, sia pure con difficoltà. Si tratta infatti di decidere se eventualmente impedire a qualcuno che ancora non esiste di venire al mondo. Non si chiede a nessuno di andarsene all’altro mondo per aiutare i suoi compatrioti terrestri a restare in questo.
Gli altri due aspetti, la mortalità e le migrazioni, sono invece assolutamente tabù per la buona ragione che, anche solo a parlarne, evocano sofferenza e morte. Due fatti che sappiamo (o dovremmo sapere) imprescindibili dalla vita, ma che la nostra cultura e la nostra paura ci portano ad ignorare. Eppure, nel mondo contemporaneo, un eventuale controllo delle nascite sarebbe certamente utile in alcuni paesi, ma in moltissimi casi sarebbe invece secondario o addirittura trascurabile, rispetto al ruolo determinante che oramai rivestono la mortalità e le migrazioni.
Ben sapendo di rischiare di offendere qualcuno, vorrei qui cercare di parlare del più appariscente dei due fattori demografici sopra citati: le migrazioni.
Sono queste un fenomeno antico quanto la nostra specie. Quando in una zona si raggiungono limiti di sovrappopolazione, un certo numero di giovani parte a cercare una migliore fortuna altrove. Se lungo la strada incontra popoli più agguerriti di loro, vengono uccisi. Se viceversa incontrano territori poco popolati o genti meno agguerrite, si fanno largo ammazzando o sottomettendo gli autoctoni. E’ esattamente in questo modo che l’umanità ha popolato l’intero Pianeta. Ed è in questo modo che, durante tutto il XIX secolo, la traboccante popolazione europea è dilagata nel mondo intero.
Verso la fine del XX secolo, la situazione si è però rovesciata, con un crescente flusso migratorio verso l’Europa. Il caso italiano è quello che ci riguarda più da vicino.
Durante gli anni ’80, la popolazione italiana si era stabilizzata attorno ai cinquantasei milioni e mezzo. Poi, dall’89 (collasso degli stati comunisti) ha ricominciato a crescere grazie ad un’immigrazione dapprima modesta, poi sempre più intensa. Una brusca accelerazione avvenne nel 2002, anno di approvazione della leggendaria “legge Bossi-Fini” che, evidentemente, ha favorito e non ostacolato il fenomeno. Solo nell’ultimo paio d’anni si è verificato un rallentamento, dovuto alla crisi economica che rende il nostro paese meno attraente. Ma il precipitare delle situazioni ambientali e politiche in molti paesi ha portato proprio nel 2015 ad un nuovo picco di arrivi.
I dati aggiornati non sono molto chiari, ma siamo all’incirca sessantadue milioni, con un tasso di incremento di circa 300.000 persone all’anno (senza calcolare i clandestini che non figurano in alcuna statistica).
E’ un bene od un male?
A mio avviso, una simile discussione può avere senso solo partendo da pochi, ma importanti capisaldi:
1 – Chi lascia il suo paese, normalmente, lo fa perché costretto dalla miseria, o peggio. Perciò non bisogna nascondersi dietro un dito ed essere ben coscienti del fatto che negare l’ingresso a qualcuno significa danneggiarlo, spesso in modo molto grave.
2 – Le migrazioni di massa sono appena cominciate, nei prossimi anni e decenni non potranno che aumentare. Non bisogna illudersi
che il fenomeno si esaurisca da solo; ben al contrario si aggraverà.
3 – L’Italia, come tutta l’Europa, gode di un alto tenore di vita grazie ad una serie di vicende storiche e meccanismi di mercato che finora ci hanno permesso di appropriarci di risorse estere e distribuire globalmente i nostri rifiuti. Ma il sistema economico sta rapidamente cambiando ed almeno in parte implodendo. La crisi economica in Italia peggiorerà ed il nostro tenore di vita subirà una drastico ridimensionamento. Disoccupazione e povertà stanno diventando la nuova normalità per un numero di persone che non potrà che crescere, anche se non possiamo sapere quanto e quando.
4 – Al contrario di quanto avvenuto in passato, questo flusso migratorio avviene in maniera del tutto disorganizzata ed inerme. Almeno per il momento, non esiste quindi il rischio di un’invasione, bensì quello di un rapido incremento di popolazione in territori già ampiamente sovrappopolati con conseguente aumento degli stress sociali ed ambientali relativi.
5 – La stragrande maggioranza degli immigrati non arriva fortunosamente in barca, bensì tranquillamente in aereo. L’enfasi sugli sbarchi è quindi in buona parte una strategia di marketing politico. Sia da parte di coloro che sono favorevoli, sia di coloro che sono contrari all’accoglienza.
Di fronte ad un fenomeno di questa portata e durata, le autorità pubbliche e le forze politiche non hanno trovato di meglio che applicare la ben nota “San Gennaro Help Me Procedure”. Che consiste nel far entrare quasi tutti e lasciare che poi si arrangino senza dare troppo nell’occhio.
Nel caso di persone giunte con mezzi di fortuna, come i famigerati “barconi”, per decenni chi riusciva ad approdare da qualche parte veniva parcheggiato da qualche parte. Quindi si aspettava che si stufasse di aspettare non si sa che e si desse alla macchia, togliendo l’incomodo. Fine del problema.
Non è polemica. A livello accademico internazionale, si parla apertamente di un “modello Mediterraneo” descritto esattamente in questi termini.
Poco dopo che Francesco è asceso al Soglio Pontificio (combinazione?) la prima parte di questa procedura è stata però modificata. Le autorità non si limitano più ad aspettare la gente per parcheggiarla da qualche parte, bensì la vanno a cercare per mare, mobilitando a tal fine imponenti mezzi, fra cui i rimasugli della Marina Militare. Ovviamente, ciò ha contribuito a favorire un brusco aumento delle partenze e, quindi, anche dei naufragi.
Ora mi domando: Visto che il governo ha deciso di facilitare in ogni modo possibile l’arrivo di migranti, per quale motivo continuare a finanziare la malavita organizzata ed attivare un costoso sistema di soccorso in alto mare? Un sistema che, fra l’altro, riduce, ma certo non elimina i naufragi?
Molto più semplice, economico ed efficace sarebbe istituire linee regolari di traghetti. Per i migranti rappresenterebbe una vera sicurezza ed un risparmio; per noi un considerevole risparmio di denaro pubblico ed un incremento di lavoro. Per la malavita organizzata la fine di un’attività redditizia.
Why not?
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