Author: Massimiliano Rupalti

Trump: verso lo “Scenario 3”

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

Margarita Mediavilla ed i suoi collaboratori hanno svolto delle simulazioni del futuro usando i modelli della dinamica dei sistemi (vedete qui). Uno dei loro scenari, denominato “Scenario 3”, è basato sull’ipotesi di un ritorno della competizione fra nazioni, del protezionismo, della deglobalizzazione e cose simili. Lo Scenario 3 è il meno costoso in termini di energia richiesta, ma anche il più dannoso a livello ambientale. E, con l’elezione di Trump, sembra che ci stiamo dirigendo esattamente in quella direzione. Che altro vi sareste aspettati? (UB)


 
Di Margarita Mediavilla

La vittoria di Donald Trump, così come molte altre cose che sono avvenute in anni recenti (l’ascesa dell’estrema destra in Europa, il crollo del mercato asiatico, la Brexit, la guerra in Siria e in Yemen), mostra che stiamo seguendo il sentiero dello Scenario 3. Non avrebbe potuto essere diversamente, visto che i nostri “scenari” erano narrazioni che abbiamo usato per intravedere il futuro e l’energia ci ha detto che lo Scenario 3 era quello più realistico.


Gli scenari sono strumenti piuttosto comuni usati dalle Nazioni Unite e da altre agenzie internazionali per guardare al futuro dell’umanità, vengono usati per raggruppare le loro riflessioni intorno a visioni coerenti. Noi abbiamo chiamato “Scenario 3” una di queste visioni archetipiche che creano le agenzie internazionali (1) e che abbiamo usato nei nostri studi che confrontano i combustibili fossili disponibili soggetti a picco del petrolio con la domanda di energia attesa 2.

Lo Scenario 3 descrive un futuro di competizione regionale e il ritorno alla sovranità nazionale. Ipotizza che le regioni si concentreranno più sulla loro autosufficienza, sovranità nazionale e identità regionale, portando a tensioni fra regioni e/o culture. I paesi saranno preoccupati dalla sicurezza e dalla protezione, enfatizzando principalmente i mercati regionali (protezionismo, deglobalizzazione) e prestando poca attenzione a beni comuni, trattati ambientali internazionali e cooperazione per lo sviluppo. Lo Scenario 3 descrive un futuro di deglobalizzazione e conflitto che è, in gran parte, il discorso conservatore di Trump.

Altri scenari, come lo Scenario 1, parlano di ottimismo economico e di crescita alta. L’umanità è concentrata sul raggiungimento di mercati competitivi e libero scambio che alla fine porterebbe beneficio a tutti, correggendo le disuguaglianze sociali e i problemi ambientali. Lo Scenario 1 è lo scenario della globalizzazione. C’è anche lo scenario 2, quello del capitalismo verde, una versione amichevole dello Scenario 1, che dà la priorità alla protezione dell’ambiente e alla riduzione delle disuguaglianze usando i progressi tecnologici, la dematerializzazione e l’economia dei servizi e dell’informazione.

C’è anche un quarto scenario in gioco, lo scenario 4, che consiste nella versione amichevole dello Scenario 3. Nello Scenario 4 c’è un grande cambiamento dei valori. La società reagisce al consumismo assurdo e al disprezzo della vita. I cittadini e i paesi decidono di assumersi le proprie responsabilità facendo da esempio verde per tutti gli altri. L’enfasi sta nel trovare soluzioni regionali ai problemi sociali ed ambientali, di solito mettendo insieme cambiamenti di vita drastici con stili di governance decentralizzati. Lo Scenario 4 è lo scenario ecologico, quello dell’autonomia locale, della cooperazione e dell’open-source, il più vicino alle utopie del movimento della Decrescita.

Il problema è che gli Scenari 1 e 2 richiedono un sacco di energia, mentre lo Scenario 3 è quello che richiede meno energia, perché ha meno scambio e meno crescita economica. Anche lo Scenario 4 è uno scenario a bassa energia. La cattiva notizia è che lo Scenario 3 è cieco ai problemi ambientali e porta alla guerra per le risorse perché non c’è nessun cambiamento di stile di vita verso una società austera basata sull’energia rinnovabile. Lo Scenario 4 potrebbe essere un minimo sostenibile perché è il solo che investe nell’energia del futuro e non cresce molto.

La vittoria di Trump, così come molte altre cose, ci mostra che le opzioni del business as usual non sono più quello che chiamavamo business as usual. Non possiamo più scegliere fra globalizzazione neoliberale o una globalizzazione un po’ più sociale di sviluppo sostenibile. In un mondo in cui l’energia sta diventando sempre più difficile da ottenere, questi scenari che minimizzano il consumo di energia sono quelli che hanno più probabilità di avverarsi. Ora le sole opzioni possibili sono lo Scenario 3 (Neocon, destra) o quelli che potrebbero emergere dallo scenario 4 (movimenti contro il consumismo ed ecosocialismo).

I partiti politici tradizionali di sinistra dovrebbero svegliarsi e smetterla di perseguire futuri che somigliano allo Scenario 2 e perseguire invece una globalizzazione un po’ più amichevole e verde. Solo le opzioni politiche ben consapevoli dei limiti ecologici del pianeta possono essere un discorso solido contro i neoconservatori. In questo momento dobbiamo sviluppare un’alternativa politica basata su valori anti consumistici, sulla difesa della terra e dei valori della cooperazione. Solo questa alternativa può compensare le tendenze autodistruttive neoconservatrici che ci portano a pericolose competizioni per le risorse in un pianeta che sta seguendo una tendenza di costante degrado ecologico.

Margarita Mediavilla insegna presso la Scuola di Ingegneria Industriale dell’Università di Valladolid ed appartiene al gruppo di ricerca Energia, Economia e Dinamica dei Sistemi (GEEDS). E’ anche impegnata nel progetto di ricerca della UE MEDEAS dedicato alla modellazione della transizione energetica in Europa.

1 Van Vuuren, D.P., Kok, M.T.J., Girod, B., Lucas, P.L., de Vries, B., 2012. Scenari di Valutazione Ambientale Globale: caratteristiche chiave e lezioni per l’uso futuro. Global Environmental Change 22, 884–895. doi:10.1016/j.gloenvcha.2012.06.001
2 Capellán-Pérez I, Mediavilla M, de Castro C, et al (2014a) Esaurimento dei combustibili fossili e scenari socio-economici: un approccio integrato. Energy 77:641–666. doi: 10.1016/j.energy.2014.09.063

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Trump: verso lo “Scenario 3”

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

Margarita Mediavilla ed i suoi collaboratori hanno svolto delle simulazioni del futuro usando i modelli della dinamica dei sistemi (vedete qui). Uno dei loro scenari, denominato “Scenario 3”, è basato sull’ipotesi di un ritorno della competizione fra nazioni, del protezionismo, della deglobalizzazione e cose simili. Lo Scenario 3 è il meno costoso in termini di energia richiesta, ma anche il più dannoso a livello ambientale. E, con l’elezione di Trump, sembra che ci stiamo dirigendo esattamente in quella direzione. Che altro vi sareste aspettati? (UB)


 
Di Margarita Mediavilla

La vittoria di Donald Trump, così come molte altre cose che sono avvenute in anni recenti (l’ascesa dell’estrema destra in Europa, il crollo del mercato asiatico, la Brexit, la guerra in Siria e in Yemen), mostra che stiamo seguendo il sentiero dello Scenario 3. Non avrebbe potuto essere diversamente, visto che i nostri “scenari” erano narrazioni che abbiamo usato per intravedere il futuro e l’energia ci ha detto che lo Scenario 3 era quello più realistico.


Gli scenari sono strumenti piuttosto comuni usati dalle Nazioni Unite e da altre agenzie internazionali per guardare al futuro dell’umanità, vengono usati per raggruppare le loro riflessioni intorno a visioni coerenti. Noi abbiamo chiamato “Scenario 3” una di queste visioni archetipiche che creano le agenzie internazionali (1) e che abbiamo usato nei nostri studi che confrontano i combustibili fossili disponibili soggetti a picco del petrolio con la domanda di energia attesa 2.

Lo Scenario 3 descrive un futuro di competizione regionale e il ritorno alla sovranità nazionale. Ipotizza che le regioni si concentreranno più sulla loro autosufficienza, sovranità nazionale e identità regionale, portando a tensioni fra regioni e/o culture. I paesi saranno preoccupati dalla sicurezza e dalla protezione, enfatizzando principalmente i mercati regionali (protezionismo, deglobalizzazione) e prestando poca attenzione a beni comuni, trattati ambientali internazionali e cooperazione per lo sviluppo. Lo Scenario 3 descrive un futuro di deglobalizzazione e conflitto che è, in gran parte, il discorso conservatore di Trump.

Altri scenari, come lo Scenario 1, parlano di ottimismo economico e di crescita alta. L’umanità è concentrata sul raggiungimento di mercati competitivi e libero scambio che alla fine porterebbe beneficio a tutti, correggendo le disuguaglianze sociali e i problemi ambientali. Lo Scenario 1 è lo scenario della globalizzazione. C’è anche lo scenario 2, quello del capitalismo verde, una versione amichevole dello Scenario 1, che dà la priorità alla protezione dell’ambiente e alla riduzione delle disuguaglianze usando i progressi tecnologici, la dematerializzazione e l’economia dei servizi e dell’informazione.

C’è anche un quarto scenario in gioco, lo scenario 4, che consiste nella versione amichevole dello Scenario 3. Nello Scenario 4 c’è un grande cambiamento dei valori. La società reagisce al consumismo assurdo e al disprezzo della vita. I cittadini e i paesi decidono di assumersi le proprie responsabilità facendo da esempio verde per tutti gli altri. L’enfasi sta nel trovare soluzioni regionali ai problemi sociali ed ambientali, di solito mettendo insieme cambiamenti di vita drastici con stili di governance decentralizzati. Lo Scenario 4 è lo scenario ecologico, quello dell’autonomia locale, della cooperazione e dell’open-source, il più vicino alle utopie del movimento della Decrescita.

Il problema è che gli Scenari 1 e 2 richiedono un sacco di energia, mentre lo Scenario 3 è quello che richiede meno energia, perché ha meno scambio e meno crescita economica. Anche lo Scenario 4 è uno scenario a bassa energia. La cattiva notizia è che lo Scenario 3 è cieco ai problemi ambientali e porta alla guerra per le risorse perché non c’è nessun cambiamento di stile di vita verso una società austera basata sull’energia rinnovabile. Lo Scenario 4 potrebbe essere un minimo sostenibile perché è il solo che investe nell’energia del futuro e non cresce molto.

La vittoria di Trump, così come molte altre cose, ci mostra che le opzioni del business as usual non sono più quello che chiamavamo business as usual. Non possiamo più scegliere fra globalizzazione neoliberale o una globalizzazione un po’ più sociale di sviluppo sostenibile. In un mondo in cui l’energia sta diventando sempre più difficile da ottenere, questi scenari che minimizzano il consumo di energia sono quelli che hanno più probabilità di avverarsi. Ora le sole opzioni possibili sono lo Scenario 3 (Neocon, destra) o quelli che potrebbero emergere dallo scenario 4 (movimenti contro il consumismo ed ecosocialismo).

I partiti politici tradizionali di sinistra dovrebbero svegliarsi e smetterla di perseguire futuri che somigliano allo Scenario 2 e perseguire invece una globalizzazione un po’ più amichevole e verde. Solo le opzioni politiche ben consapevoli dei limiti ecologici del pianeta possono essere un discorso solido contro i neoconservatori. In questo momento dobbiamo sviluppare un’alternativa politica basata su valori anti consumistici, sulla difesa della terra e dei valori della cooperazione. Solo questa alternativa può compensare le tendenze autodistruttive neoconservatrici che ci portano a pericolose competizioni per le risorse in un pianeta che sta seguendo una tendenza di costante degrado ecologico.

Margarita Mediavilla insegna presso la Scuola di Ingegneria Industriale dell’Università di Valladolid ed appartiene al gruppo di ricerca Energia, Economia e Dinamica dei Sistemi (GEEDS). E’ anche impegnata nel progetto di ricerca della UE MEDEAS dedicato alla modellazione della transizione energetica in Europa.

1 Van Vuuren, D.P., Kok, M.T.J., Girod, B., Lucas, P.L., de Vries, B., 2012. Scenari di Valutazione Ambientale Globale: caratteristiche chiave e lezioni per l’uso futuro. Global Environmental Change 22, 884–895. doi:10.1016/j.gloenvcha.2012.06.001
2 Capellán-Pérez I, Mediavilla M, de Castro C, et al (2014a) Esaurimento dei combustibili fossili e scenari socio-economici: un approccio integrato. Energy 77:641–666. doi: 10.1016/j.energy.2014.09.063

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Malthus, il profeta di sventura: perché scomodarsi a leggere l’originale quando si può semplicemente fare copia-incolla da Internet?

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

Un estratto dal libro che sto scrivendo, “L’Effetto Seneca”, che contiene un capitolo dedicato alle carestie irlandesi. Sopra, il reverendo Thomas Malthus (1766 – 1834)

La demolizione del lavoro di Thomas Malthus ai giorni nostri è spesso basata sul fatto di accusarlo di avere previsto che si sarebbe verificata una qualche orribile catastrofe nel prossimo futuro, a volte con una data specifica. Poi, siccome la catastrofe non è avvenuta, ne consegue che Malthus aveva completamente sbagliato e niente del suo lavoro può essere salvato. E’ un metodo ben rodato che è stato usato con grande successo contro “I Limiti dello Sviluppo”, il rapporto al Club di Roma apparso nel 1972.


Eccetto che Malthus non ha mai fatto le “previsioni sbagliate” attribuite a lui, proprio come nemmeno “I Limiti dello Sviluppo” non hanno mai fatto previsioni sbagliate. Non ci sono date ne locazioni specifiche nel libro di Malthus “Saggio sul principio di popolazione” su dove e quando si sarebbero verificate carestie ed altre catastrofi. Per esempio, Malthus dice che,

La carestia sembra essere l’ultima e più terribile risorsa della natura. Il potere della popolazione è così superiore al potere della Terra di produrre sussistenza per l’uomo che la morte prematura deve, in una forma o nell’altra, far visita alla specie umana. I vizi della specie umana sono attivi ed abili ministri di spopolamento. Sono precursori del grande esercito della distruzione e spesso finiscono il terribile lavoro loro stessi. Ma devono fallire in questa guerra di sterminio, stagioni malate, epidemie, pestilenze e peste che avanzano in formidabile serie spazzandone via a migliaia e poi a decine di migliaia. Se il successo dovesse essere ancora incompleto, enormi ed inevitabili carestie se ne stanno nelle retrovie e con un unico grande soffio livellano la popolazione col cibo del mondo. 

— Malthus T.R. 1798. Saggio sul principio di popolazione, capitolo 7, pagina 44

Si può certamente dire che è catastrofico, ma non una cosa che si possa definire una “predizione sbagliata”. Eventi simili alla descrizione di Malthus sono realmente avvenuti prima di Malthus e nel “Saggio” di solito lui fa riferimento a casi storici, specialmente quelli avvenuti in Cina.

Così, Malthus non stava cianciando di cose oscure è terribili a venire, stava descrivendo ed analizzando eventi che erano ben conosciuti ai suoi tempi. Ma poche persone, oggi, sembrano interessate a guardarsi il testo originale e preferiscono rimanere dell’idea che “Malthus ha sbagliato” ripetendo la leggenda. E, a proposito, anche se Malthus fosse stato colpevole di “previsioni sbagliate”, ciò non significa che su un pianeta finito possa verificarsi una crescita infinita della popolazione.

L’altro modo per demolire le idee di Malthus è quello di rappresentarlo come il male, nel senso che avrebbe proposto, o appoggiato, lo sterminio di massa in conseguenza delle sue idee. Questa è a sua volta una leggenda ed anche una grande ingiustizia fatta nei confronti di Malthus. Nel grande corpus scritto da Malthus, è perfettamente possibile trovare parti che oggi troviamo discutibili, specialmente nella sua descrizione dei popoli “primitivi”che lui chiama “miserabili”. A questo proposito, Malthus era un uomo dei suoi tempi e che aveva l’opinione prevalente fra gli europei riguardo a non europei (e che forse, in alcuni casi, è ancora l’opinione di alcuni, come descritto nel libro “I non europei possono pensare?” (Dabashi e Mignolo 2015).

A parte questo, gli scritti di Malthus sono chiaramente il lavoro di un uomo compassionevole che ha visto un futuro che non gli piaceva e che ha sentito fosse suo dovere descriverlo. Sicuramente non c’è giustificazione nel criticarlo per cose che non ha mai detto, come si può fare copiando ed incollando frammenti del suo lavoro ed interpretandoli fuori contesto.

Per esempio, Joel Mokyr nel suo libro per il resto eccellente intitolato “Perché l’Irlanda ha sofferto la fame?” (Mokyr 1983) riporta questa frase da una lettera che Malthus ha scritto al suo amico David Ricardo,

La terra in Irlanda è infinitamente più popolata che in Inghilterra e per garantire la piena efficacia alle risorse naturali del paese, una grande parte della popolazione dovrebbe essere spazzata via dal suolo.

Questa frase dà chiaramente l’impressione che Malthus stesse sostenendo lo sterminio degli irlandesi. Ma la frase reale scritta da Malthus recita, piuttosto. (Ricardo 2005)⁠ (grassetto mio):

La terra in Irlanda è infinitamente più popolata che in Inghilterra e per garantire la piena efficacia alle risorse naturali del paese, una grande parte della popolazione dovrebbe essere spazzata via dal suolo verso grandi città produttive e commerciali. 

Quindi vedete che Malthus non stava proponendo di uccidere nessuno, piuttosto stava proponendo l’industrializzazione dell’Irlanda per creare prosperità nel paese. Ciononostante, le leggende si sono diffuse facilmente sul web e vi si possono vedere ripetutamente le frasi troncate di Malthus per dimostrare che Malthus era una persona maligna che ha proposto lo sterminio dei poveri. Non posso pensare che il professor Mokyr abbia lui stesso troncato la frase, ma ma è stato quantomeno superficiale nel fare copia-incolla di una cosa che ha letto da qualche parte senza preoccuparsi di verificare la fonte originale.

Il Web, infatti, è pieno di insulti contro Malthus. Si può trovare un attacco particolarmente cattivo (e disinformato) a questo link, dove si può leggere che, sì, la carestia Irlandese è stata tutta colpa di Malthus che ha male informato il governo britannico, che poi ha rifiutato di aiutare i poveri irlandesi, che quindi sono morti di fame – il tutto basato su una frase troncata.

A volte ho la sensazione che stiamo nuotando nella propaganda, bevendo propaganda, mangiando propaganda e siamo persino felici di farlo.
___________________________________________________________

Dabashi H, Mignolo W (2015) I non europei possono pensare? Zed Books

Mokyr J (1983) Perché l’Irlanda ha sofferto la fame. Routledge, Londra e New York 

Ricardo D (2005) I lavori e la corrispondenza di David Ricardo. Liberty Fund, Indianapolis

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Malthus, il profeta di sventura: perché scomodarsi a leggere l’originale quando si può semplicemente fare copia-incolla da Internet?

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

Un estratto dal libro che sto scrivendo, “L’Effetto Seneca”, che contiene un capitolo dedicato alle carestie irlandesi. Sopra, il reverendo Thomas Malthus (1766 – 1834)

La demolizione del lavoro di Thomas Malthus ai giorni nostri è spesso basata sul fatto di accusarlo di avere previsto che si sarebbe verificata una qualche orribile catastrofe nel prossimo futuro, a volte con una data specifica. Poi, siccome la catastrofe non è avvenuta, ne consegue che Malthus aveva completamente sbagliato e niente del suo lavoro può essere salvato. E’ un metodo ben rodato che è stato usato con grande successo contro “I Limiti dello Sviluppo”, il rapporto al Club di Roma apparso nel 1972.


Eccetto che Malthus non ha mai fatto le “previsioni sbagliate” attribuite a lui, proprio come nemmeno “I Limiti dello Sviluppo” non hanno mai fatto previsioni sbagliate. Non ci sono date ne locazioni specifiche nel libro di Malthus “Saggio sul principio di popolazione” su dove e quando si sarebbero verificate carestie ed altre catastrofi. Per esempio, Malthus dice che,

La carestia sembra essere l’ultima e più terribile risorsa della natura. Il potere della popolazione è così superiore al potere della Terra di produrre sussistenza per l’uomo che la morte prematura deve, in una forma o nell’altra, far visita alla specie umana. I vizi della specie umana sono attivi ed abili ministri di spopolamento. Sono precursori del grande esercito della distruzione e spesso finiscono il terribile lavoro loro stessi. Ma devono fallire in questa guerra di sterminio, stagioni malate, epidemie, pestilenze e peste che avanzano in formidabile serie spazzandone via a migliaia e poi a decine di migliaia. Se il successo dovesse essere ancora incompleto, enormi ed inevitabili carestie se ne stanno nelle retrovie e con un unico grande soffio livellano la popolazione col cibo del mondo. 

— Malthus T.R. 1798. Saggio sul principio di popolazione, capitolo 7, pagina 44

Si può certamente dire che è catastrofico, ma non una cosa che si possa definire una “predizione sbagliata”. Eventi simili alla descrizione di Malthus sono realmente avvenuti prima di Malthus e nel “Saggio” di solito lui fa riferimento a casi storici, specialmente quelli avvenuti in Cina.

Così, Malthus non stava cianciando di cose oscure è terribili a venire, stava descrivendo ed analizzando eventi che erano ben conosciuti ai suoi tempi. Ma poche persone, oggi, sembrano interessate a guardarsi il testo originale e preferiscono rimanere dell’idea che “Malthus ha sbagliato” ripetendo la leggenda. E, a proposito, anche se Malthus fosse stato colpevole di “previsioni sbagliate”, ciò non significa che su un pianeta finito possa verificarsi una crescita infinita della popolazione.

L’altro modo per demolire le idee di Malthus è quello di rappresentarlo come il male, nel senso che avrebbe proposto, o appoggiato, lo sterminio di massa in conseguenza delle sue idee. Questa è a sua volta una leggenda ed anche una grande ingiustizia fatta nei confronti di Malthus. Nel grande corpus scritto da Malthus, è perfettamente possibile trovare parti che oggi troviamo discutibili, specialmente nella sua descrizione dei popoli “primitivi”che lui chiama “miserabili”. A questo proposito, Malthus era un uomo dei suoi tempi e che aveva l’opinione prevalente fra gli europei riguardo a non europei (e che forse, in alcuni casi, è ancora l’opinione di alcuni, come descritto nel libro “I non europei possono pensare?” (Dabashi e Mignolo 2015).

A parte questo, gli scritti di Malthus sono chiaramente il lavoro di un uomo compassionevole che ha visto un futuro che non gli piaceva e che ha sentito fosse suo dovere descriverlo. Sicuramente non c’è giustificazione nel criticarlo per cose che non ha mai detto, come si può fare copiando ed incollando frammenti del suo lavoro ed interpretandoli fuori contesto.

Per esempio, Joel Mokyr nel suo libro per il resto eccellente intitolato “Perché l’Irlanda ha sofferto la fame?” (Mokyr 1983) riporta questa frase da una lettera che Malthus ha scritto al suo amico David Ricardo,

La terra in Irlanda è infinitamente più popolata che in Inghilterra e per garantire la piena efficacia alle risorse naturali del paese, una grande parte della popolazione dovrebbe essere spazzata via dal suolo.

Questa frase dà chiaramente l’impressione che Malthus stesse sostenendo lo sterminio degli irlandesi. Ma la frase reale scritta da Malthus recita, piuttosto. (Ricardo 2005)⁠ (grassetto mio):

La terra in Irlanda è infinitamente più popolata che in Inghilterra e per garantire la piena efficacia alle risorse naturali del paese, una grande parte della popolazione dovrebbe essere spazzata via dal suolo verso grandi città produttive e commerciali. 

Quindi vedete che Malthus non stava proponendo di uccidere nessuno, piuttosto stava proponendo l’industrializzazione dell’Irlanda per creare prosperità nel paese. Ciononostante, le leggende si sono diffuse facilmente sul web e vi si possono vedere ripetutamente le frasi troncate di Malthus per dimostrare che Malthus era una persona maligna che ha proposto lo sterminio dei poveri. Non posso pensare che il professor Mokyr abbia lui stesso troncato la frase, ma ma è stato quantomeno superficiale nel fare copia-incolla di una cosa che ha letto da qualche parte senza preoccuparsi di verificare la fonte originale.

Il Web, infatti, è pieno di insulti contro Malthus. Si può trovare un attacco particolarmente cattivo (e disinformato) a questo link, dove si può leggere che, sì, la carestia Irlandese è stata tutta colpa di Malthus che ha male informato il governo britannico, che poi ha rifiutato di aiutare i poveri irlandesi, che quindi sono morti di fame – il tutto basato su una frase troncata.

A volte ho la sensazione che stiamo nuotando nella propaganda, bevendo propaganda, mangiando propaganda e siamo persino felici di farlo.
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Dabashi H, Mignolo W (2015) I non europei possono pensare? Zed Books

Mokyr J (1983) Perché l’Irlanda ha sofferto la fame. Routledge, Londra e New York 

Ricardo D (2005) I lavori e la corrispondenza di David Ricardo. Liberty Fund, Indianapolis

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Il picco del petrolio in un mondo privo di fatti: la nuova abbondanza petrolifera del Texas occidentale

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

A volte ho la sensazione di vivere in un universo senza fatti dove le leggi della fisica valgono solo se ci credi. (Immagine)

Così, l’USGS se ne esce con un comunicato stampa che i media hanno immediatamente diffuso in termini di grande scoperta: 20 miliardi di barili, da qualche parte in Texas in un luogo chiamato “Wolfcamp”. Bloomberg moltiplica il numero per l’attuale prezzo del petrolio e se ne esce con un titolo che recita: “Un tesoro in petrolio da 900 miliardi di dollari”, in  un pezzo che parla di “abbondanza” e di “regalo che continua a regalare”. USA Today parla de “Il più grande giacimento di petrolio mai trovato negli Stati Uniti”. E che dire dei commenti? Solo alcuni esempi.

Come farà il nostro nuovo presidente – DRILL BABY DRILL!!! Indipendenza energetica – che sicuramente ha un bel dito da mostrare. Il dito medio agli arabi del Medio Oriente.

Ricordo la fine degli anni 70 quando gli scienziati hanno detto che avremmo finito il petrolio alla fine degli anni 90. Mi chiedo dove stiano lavorando ora quelli scienziati. Cambiamento climatico?

Si stanno costantemente trovando riserve. Il presidente Trump aprirà più terra ed oceano aperto per le trivellazioni sicure. Una cosa che l’amministrazione Obama non aveva idea di come fare…
 …
ma naturalmente la sinistra radicale, determinata a far tornare la civiltà occidentale una società di cacciatori-raccoglitori di 10.000 anni fa, farà tutto quello che può per impedire che questa nazione un tempo grande diventi energeticamente (indi)dipendente e che mandi permanentemente via a calci da questo paese le nazioni petrolifere barbare di teste con turbanti.

Un gran divertimento, davvero, e tutto fatti-gratis. Ma supponiamo, per una volta, che i fatti contino. Cosa dobbiamo dire del “più grande giacimento mai trovato negli Stati Uniti”? Un punto è che non è stato “trovato” niente di nuovo; la formazione di Wolfcamp era ben conosciuta e veniva già sfruttata. L’USGS ha solo fatto nuove stime; probabilmente valide all’interno delle ipotesi formulate, ma si stratta solo di questo: una stima. Non significa che queste risorse sono state scoperte (osservate che l’USGS dice esplicitamente “non scoperte”). Così, quello che tutto ciò significa è che, statisticamente, queste risorse dovrebbero essere lì, ma nessuno può esserne completamente sicuro e non sarebbe la prima volta che queste stime si rivelano ottimistiche (in questo caso, il numero tondo “20” è un po’ più che sospetto).

Ma lasciate perdere queste cosucce; ipotizziamo che questi 20 miliardi di barili ci siano davvero. Come si profila questa quantità in confronto alla situazione petrolifera mondiale? Ecco alcuni dati, presi da Bloomberg (non proprio un covo di Cassandre).

L’altro dato che ci serve è quello del consumo mondiale di petrolio che, secondo “Index Mundi” è oggi un po’ più di 33 miliardi di barili all’anno. Quindi, vedete dalla figura che, durante perlomeno l’ultimo decennio, abbiamo costantemente bruciato più petrolio di quello che abbiamo potuto scoprire. Ora, se ci fossero state altre grandi scoperte quest’anno sarebbero state strombazzate a sufficienza da esserci ben note. Quindi, aggiungendo 20 miliardi di barili del giacimento di Wolfcamp al magro totale del 2016, probabilmente non raggiungiamo ancora un totale di 33 miliardi. In prospettiva, quello che possiamo dire è che, per quest’anno, le scoperte petrolifere sono state solo un po’ di meno di quello che il mondo ha consumato. La notizia sarebbe questa, se contassero i fatti. 
Ma non è nemmeno questo il punto: l’essenza dell’esaurimento non è quanto ce n’è, è quanto costa estrarlo. Qui, Arthur Berman osserva che Bloomberg aveva calcolato il valore di questo “tesoro” in 900 miliardi di dollari come se “il petrolio sgorgasse magicamente da sottoterra senza il costo della trivellazione e del completamento del pozzo; come se non ci fosse nessun costo di gestione per produrlo, come se non ci fossero tasse e royalties”. Poi Berman calcola quanto costerebbe estrarre tutta questa abbondanza di petrolio e conclude che, coi prezzi attuali, porterebbe ad una perdita netta di 500 miliardi di dollari
Così, non siete felici di vivere in un mondo privo di fatti? Potete continuare a pensare che sia abbastanza fare qualche buco nel terreno per vederlo sgorgare con infinita abbondanza perché, come tutti sanno, in realtà è “abiotico”. Certo, e potrete anche camminare per aria, come fa Willy il Coyote, perlomeno finché non si rende conto di farlo.

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Il picco del petrolio in un mondo privo di fatti: la nuova abbondanza petrolifera del Texas occidentale

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

A volte ho la sensazione di vivere in un universo senza fatti dove le leggi della fisica valgono solo se ci credi. (Immagine)

Così, l’USGS se ne esce con un comunicato stampa che i media hanno immediatamente diffuso in termini di grande scoperta: 20 miliardi di barili, da qualche parte in Texas in un luogo chiamato “Wolfcamp”. Bloomberg moltiplica il numero per l’attuale prezzo del petrolio e se ne esce con un titolo che recita: “Un tesoro in petrolio da 900 miliardi di dollari”, in  un pezzo che parla di “abbondanza” e di “regalo che continua a regalare”. USA Today parla de “Il più grande giacimento di petrolio mai trovato negli Stati Uniti”. E che dire dei commenti? Solo alcuni esempi.

Come farà il nostro nuovo presidente – DRILL BABY DRILL!!! Indipendenza energetica – che sicuramente ha un bel dito da mostrare. Il dito medio agli arabi del Medio Oriente.

Ricordo la fine degli anni 70 quando gli scienziati hanno detto che avremmo finito il petrolio alla fine degli anni 90. Mi chiedo dove stiano lavorando ora quelli scienziati. Cambiamento climatico?

Si stanno costantemente trovando riserve. Il presidente Trump aprirà più terra ed oceano aperto per le trivellazioni sicure. Una cosa che l’amministrazione Obama non aveva idea di come fare…
 …
ma naturalmente la sinistra radicale, determinata a far tornare la civiltà occidentale una società di cacciatori-raccoglitori di 10.000 anni fa, farà tutto quello che può per impedire che questa nazione un tempo grande diventi energeticamente (indi)dipendente e che mandi permanentemente via a calci da questo paese le nazioni petrolifere barbare di teste con turbanti.

Un gran divertimento, davvero, e tutto fatti-gratis. Ma supponiamo, per una volta, che i fatti contino. Cosa dobbiamo dire del “più grande giacimento mai trovato negli Stati Uniti”? Un punto è che non è stato “trovato” niente di nuovo; la formazione di Wolfcamp era ben conosciuta e veniva già sfruttata. L’USGS ha solo fatto nuove stime; probabilmente valide all’interno delle ipotesi formulate, ma si stratta solo di questo: una stima. Non significa che queste risorse sono state scoperte (osservate che l’USGS dice esplicitamente “non scoperte”). Così, quello che tutto ciò significa è che, statisticamente, queste risorse dovrebbero essere lì, ma nessuno può esserne completamente sicuro e non sarebbe la prima volta che queste stime si rivelano ottimistiche (in questo caso, il numero tondo “20” è un po’ più che sospetto).

Ma lasciate perdere queste cosucce; ipotizziamo che questi 20 miliardi di barili ci siano davvero. Come si profila questa quantità in confronto alla situazione petrolifera mondiale? Ecco alcuni dati, presi da Bloomberg (non proprio un covo di Cassandre).

L’altro dato che ci serve è quello del consumo mondiale di petrolio che, secondo “Index Mundi” è oggi un po’ più di 33 miliardi di barili all’anno. Quindi, vedete dalla figura che, durante perlomeno l’ultimo decennio, abbiamo costantemente bruciato più petrolio di quello che abbiamo potuto scoprire. Ora, se ci fossero state altre grandi scoperte quest’anno sarebbero state strombazzate a sufficienza da esserci ben note. Quindi, aggiungendo 20 miliardi di barili del giacimento di Wolfcamp al magro totale del 2016, probabilmente non raggiungiamo ancora un totale di 33 miliardi. In prospettiva, quello che possiamo dire è che, per quest’anno, le scoperte petrolifere sono state solo un po’ di meno di quello che il mondo ha consumato. La notizia sarebbe questa, se contassero i fatti. 
Ma non è nemmeno questo il punto: l’essenza dell’esaurimento non è quanto ce n’è, è quanto costa estrarlo. Qui, Arthur Berman osserva che Bloomberg aveva calcolato il valore di questo “tesoro” in 900 miliardi di dollari come se “il petrolio sgorgasse magicamente da sottoterra senza il costo della trivellazione e del completamento del pozzo; come se non ci fosse nessun costo di gestione per produrlo, come se non ci fossero tasse e royalties”. Poi Berman calcola quanto costerebbe estrarre tutta questa abbondanza di petrolio e conclude che, coi prezzi attuali, porterebbe ad una perdita netta di 500 miliardi di dollari
Così, non siete felici di vivere in un mondo privo di fatti? Potete continuare a pensare che sia abbastanza fare qualche buco nel terreno per vederlo sgorgare con infinita abbondanza perché, come tutti sanno, in realtà è “abiotico”. Certo, e potrete anche camminare per aria, come fa Willy il Coyote, perlomeno finché non si rende conto di farlo.

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Jay Forrester: l’uomo che ha visto il futuro

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

Jay Wright Forrester (1918-2016) potrebbe essere stato la fonte di ispirazione per Hari Seldon, un personaggio inventato della serie della Fondazione di Isaac Asimov. Nei racconti di Asimov, Seldon sviluppa “le equazioni psicostoriche” che gli permettono di prevedere il collasso imminente dell’Impero Galattico. Nel mondo reale, Forrester ha sviluppato le equazioni della dinamica dei sistemi” che gli hanno permesso di prevedere il collasso imminente della moderna civiltà umana. Le previsioni sono state ignorate dai poteri imperiali di entrambi gli universi, quello della finzione e quello reale. 

Jay Forrester, una delle grandi menti del XX secolo, è morto a 98 anni qualche giorno fa. La sua carriera è stata lunga e fruttuosa e possiamo dire che il suo lavoro ha cambiato la storia intelletuale dell’umanità in diversi modi, in particolare per il ruolo che ha avuto nella nascita del rapporto al Club di Roma “I limiti dello sviluppo”.

Nel 1969, Forrester era un membro della facoltà del MIT quando ha incontrato Aurelio Peccei in Italia. A quel tempo, Peccei aveva già fondato il Club di Roma, i cui membri erano preoccupati dai limiti delle risorse naturali che la terra poteva fornire. Stavano cercando di capire quali conseguenze ci sarebbero per l’umanità. Da quello che scriveva Peccei, sembrava chiaro che vedesse la situazione in gran parte in termini malthusiani, pensando che la popolazione umana sarebbe cresciuta fino al raggiungimento dei limiti delle risorse e poi sarebbe rimasta lì, tenuta sotto controllo da carestie ed epidemie. La principale preoccupazione di Peccei e del Club di Roma  era quella di evitare la sofferenza umana assicurando una distribuzione equa di quello che c’era a disposizione.


L’incontro con Forrester ha cambiato questa visione in modi che, forse, né Peccei né nessuno dei membri del Club di Roma avrebbe mai immaginato. Negli anni 60, i modelli di Forrester erano già molto avanzati. Sulla base di un metodo di calcolo completamente nuovo che Forrester aveva denominato “dinamica dei sistemi”, i modelli erano in grado di tenere conto del modo in cui le molte variabili di un sistema complesso interagissero fra loro e cambiassero nel tempo.

Il risultato è stato lo studio che il Club di Roma ha commissionato a Forrester e al suo gruppo di ricerca: simulare il futuro dell’umanità per un lasso di tempo di più di un secolo, fino al 2100. Forrester stesso ha preparato uno studio completo dal titolo “Dinamiche del mondo” che è stato pubblicato nel 1971. Un gruppo di studenti di Forrester e di collaboratori ha preparato uno studio più esteso dal titolo “I limiti dello sviluppo” che è divenuta una vera e propria rivoluzione intellettuale nel 1972.

La dinamica dei sistemi di Forrester ha fornito risultati che hanno dimostrato che Malthus era un ottimista. Ben lontana dal raggiungimento dei limiti della crescita e rimanere lì, come aveva immaginato Malthus, la civiltà umana stava superando i limiti e continuava a crescere, solo per collassare malamente in seguito. Il problema non era solo quello di una distribuzione equa delle risorse disponibili, ma di evitare il collasso di tutta la civiltà umana. I calcoli mostravano che era possibile, ma ciò richiedeva l’arresto della crescita economica. Era una cosa che nessuno, allora come adesso, poteva nemmeno immaginare di fare.

Sapete come sono andate le cose, le ho descritte nel mio libro “I limiti della crescita rivisitati”. Il lavoro di Forrester è stato in gran parte ignorato, ma il più famoso studio “I limiti dello sviluppo” è stato non solo rifiutato, ma attivamente demonizzato. La leggenda delle “previsioni sbagliate” dello studio è stata creata e si è diffusa così tanto che è ancora largamente creduta. Tuttavia, la rivoluzione intellettuale costituita dalla Dinamica dei Sistemi non è mai morta completamente ed oggi la modellazione del mondo sta tornando. Dobbiamo studiare il futuro in questi tempi di grande incertezza. E’ difficile, poco gratificante e spesso ci porta fuori strada. Ma dobbiamo continuare a provarci.

Forse la conquista sconosciuta di Forrester è stata quella di aver ispirato Isaac asimov per il personaggio di “Hari Heldon” della famosa serie della “Fondazione” che Asimov ha scritto a partire dagli anni 50. Non abbiamo prove che Asimov abbia mai incontrato Forrester o che conoscesse il suo lavoro, ma hanno entrambi vissuto a Boston allo stesso tempo, quindi è perlomeno possibile. Poi Hari Seldon e Jay Forrester condividono tratti comuni: sono entrambi scienziati che sviluppano metodi potenti per la previsione del futuro. Seldon sviluppa un campo conosciuto come “Psicostoria”, mentre Forrester ha sviluppato la “Dinamica dei Sistemi”. In entrambi i casi, le equazioni prevedono che la civiltà subirà un collasso. In entrambi i casi, gli scienziati non vengono creduti della autorità imperiali dei loro tempi, di fantasia o reali.

Nei romanzi di Asimov, Seldon procede nella creazione della “Fondazione”, un pianeta in cui le conquiste della civiltà vengono mantenute in vita e saranno usate per ricostruire una nuova civiltà dopo il collasso di quella vecchia. Il piano funziona nell’universo di fantasia di Asimov. Nel nostro caso, la Terra vera del XXI secolo, nessuno sembra essere stato in grado di creare un porto sicuro per le conquiste della civiltà da poter utilizzare dopo il collasso. Vedendo come stanno le cose, è forse l’ultima speranza rimasta?

Ma, forse, Asimov non è stato ispirato direttamente da Forrester per il suo Hari seldon. Forse è stato solo ispirato dall’archetipo dell’uomo saggio che, nella storia umana, è stato interpretato da persone come Merlino, Lao Tse, Confucio, il principe Gautama Siddharta, Socrate e molti altri. Forse Jay Forrester merita di stare fra questi uomini saggi dell’antichità. Forse, la saggezza che Forrester ci ha portato ci tornerà utile nel difficile futuro che ci aspetta.

Le conquiste di Forrester sono molte, oltre alla Modellazione del mondo. Ha sviluppato una memoria per computer magnetica del tutto nuova che è diventata lo standard a livello mondiale, ha sviluppato un linguaggio di programmazione completo (chiamato “dynamo”), è l’ideatore di diverse idee fondamentali nella gestione dei sistemi: “l’effetto Forrester”, il concetto di “Dinamiche urbana”, di  “Dinamiche industriali” di “punti di leva” nei sistemi complessi e molto altro. Un vero genio dei nostri tempi. 

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Jay Forrester: l’uomo che ha visto il futuro

Da “Cassandra’s Legacy”. Traduzione di MR

Jay Wright Forrester (1918-2016) potrebbe essere stato la fonte di ispirazione per Hari Seldon, un personaggio inventato della serie della Fondazione di Isaac Asimov. Nei racconti di Asimov, Seldon sviluppa “le equazioni psicostoriche” che gli permettono di prevedere il collasso imminente dell’Impero Galattico. Nel mondo reale, Forrester ha sviluppato le equazioni della dinamica dei sistemi” che gli hanno permesso di prevedere il collasso imminente della moderna civiltà umana. Le previsioni sono state ignorate dai poteri imperiali di entrambi gli universi, quello della finzione e quello reale. 

Jay Forrester, una delle grandi menti del XX secolo, è morto a 98 anni qualche giorno fa. La sua carriera è stata lunga e fruttuosa e possiamo dire che il suo lavoro ha cambiato la storia intelletuale dell’umanità in diversi modi, in particolare per il ruolo che ha avuto nella nascita del rapporto al Club di Roma “I limiti dello sviluppo”.

Nel 1969, Forrester era un membro della facoltà del MIT quando ha incontrato Aurelio Peccei in Italia. A quel tempo, Peccei aveva già fondato il Club di Roma, i cui membri erano preoccupati dai limiti delle risorse naturali che la terra poteva fornire. Stavano cercando di capire quali conseguenze ci sarebbero per l’umanità. Da quello che scriveva Peccei, sembrava chiaro che vedesse la situazione in gran parte in termini malthusiani, pensando che la popolazione umana sarebbe cresciuta fino al raggiungimento dei limiti delle risorse e poi sarebbe rimasta lì, tenuta sotto controllo da carestie ed epidemie. La principale preoccupazione di Peccei e del Club di Roma  era quella di evitare la sofferenza umana assicurando una distribuzione equa di quello che c’era a disposizione.


L’incontro con Forrester ha cambiato questa visione in modi che, forse, né Peccei né nessuno dei membri del Club di Roma avrebbe mai immaginato. Negli anni 60, i modelli di Forrester erano già molto avanzati. Sulla base di un metodo di calcolo completamente nuovo che Forrester aveva denominato “dinamica dei sistemi”, i modelli erano in grado di tenere conto del modo in cui le molte variabili di un sistema complesso interagissero fra loro e cambiassero nel tempo.

Il risultato è stato lo studio che il Club di Roma ha commissionato a Forrester e al suo gruppo di ricerca: simulare il futuro dell’umanità per un lasso di tempo di più di un secolo, fino al 2100. Forrester stesso ha preparato uno studio completo dal titolo “Dinamiche del mondo” che è stato pubblicato nel 1971. Un gruppo di studenti di Forrester e di collaboratori ha preparato uno studio più esteso dal titolo “I limiti dello sviluppo” che è divenuta una vera e propria rivoluzione intellettuale nel 1972.

La dinamica dei sistemi di Forrester ha fornito risultati che hanno dimostrato che Malthus era un ottimista. Ben lontana dal raggiungimento dei limiti della crescita e rimanere lì, come aveva immaginato Malthus, la civiltà umana stava superando i limiti e continuava a crescere, solo per collassare malamente in seguito. Il problema non era solo quello di una distribuzione equa delle risorse disponibili, ma di evitare il collasso di tutta la civiltà umana. I calcoli mostravano che era possibile, ma ciò richiedeva l’arresto della crescita economica. Era una cosa che nessuno, allora come adesso, poteva nemmeno immaginare di fare.

Sapete come sono andate le cose, le ho descritte nel mio libro “I limiti della crescita rivisitati”. Il lavoro di Forrester è stato in gran parte ignorato, ma il più famoso studio “I limiti dello sviluppo” è stato non solo rifiutato, ma attivamente demonizzato. La leggenda delle “previsioni sbagliate” dello studio è stata creata e si è diffusa così tanto che è ancora largamente creduta. Tuttavia, la rivoluzione intellettuale costituita dalla Dinamica dei Sistemi non è mai morta completamente ed oggi la modellazione del mondo sta tornando. Dobbiamo studiare il futuro in questi tempi di grande incertezza. E’ difficile, poco gratificante e spesso ci porta fuori strada. Ma dobbiamo continuare a provarci.

Forse la conquista sconosciuta di Forrester è stata quella di aver ispirato Isaac asimov per il personaggio di “Hari Heldon” della famosa serie della “Fondazione” che Asimov ha scritto a partire dagli anni 50. Non abbiamo prove che Asimov abbia mai incontrato Forrester o che conoscesse il suo lavoro, ma hanno entrambi vissuto a Boston allo stesso tempo, quindi è perlomeno possibile. Poi Hari Seldon e Jay Forrester condividono tratti comuni: sono entrambi scienziati che sviluppano metodi potenti per la previsione del futuro. Seldon sviluppa un campo conosciuto come “Psicostoria”, mentre Forrester ha sviluppato la “Dinamica dei Sistemi”. In entrambi i casi, le equazioni prevedono che la civiltà subirà un collasso. In entrambi i casi, gli scienziati non vengono creduti della autorità imperiali dei loro tempi, di fantasia o reali.

Nei romanzi di Asimov, Seldon procede nella creazione della “Fondazione”, un pianeta in cui le conquiste della civiltà vengono mantenute in vita e saranno usate per ricostruire una nuova civiltà dopo il collasso di quella vecchia. Il piano funziona nell’universo di fantasia di Asimov. Nel nostro caso, la Terra vera del XXI secolo, nessuno sembra essere stato in grado di creare un porto sicuro per le conquiste della civiltà da poter utilizzare dopo il collasso. Vedendo come stanno le cose, è forse l’ultima speranza rimasta?

Ma, forse, Asimov non è stato ispirato direttamente da Forrester per il suo Hari seldon. Forse è stato solo ispirato dall’archetipo dell’uomo saggio che, nella storia umana, è stato interpretato da persone come Merlino, Lao Tse, Confucio, il principe Gautama Siddharta, Socrate e molti altri. Forse Jay Forrester merita di stare fra questi uomini saggi dell’antichità. Forse, la saggezza che Forrester ci ha portato ci tornerà utile nel difficile futuro che ci aspetta.

Le conquiste di Forrester sono molte, oltre alla Modellazione del mondo. Ha sviluppato una memoria per computer magnetica del tutto nuova che è diventata lo standard a livello mondiale, ha sviluppato un linguaggio di programmazione completo (chiamato “dynamo”), è l’ideatore di diverse idee fondamentali nella gestione dei sistemi: “l’effetto Forrester”, il concetto di “Dinamiche urbana”, di  “Dinamiche industriali” di “punti di leva” nei sistemi complessi e molto altro. Un vero genio dei nostri tempi. 

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Elezioni negli Stati Uniti: gli scienziati del clima reagiscono alla vittoria di Donald Trump

Da “Carbon Brief”. Traduzione di MR (via Stefan Rahmstorf e Michael Mann)

In ciò che è stato ampiamente descritto come il capovolgimento più scioccante nella storia delle elezioni statunitensi, Donald J Trump ha battuto Hillary Clinton e sarà il quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti.

Come uno dei maggiori emettitori di gas serra del mondo, ogni possibilità  al vertice della politica statunitense giustifica una considerazione di cosa potrebbe significare per il clima e le priorità energetiche del paese.

Ma dati i commenti di Trump in campagna elettorale, la reputazione recente degli Stati Uniti di nazione che affronta seriamente il cambiamento climatico sotto Barack Obama, ora sembra essere in pericolo.

Per esempio, Trump ha detto che pensava che il cambiamento climatico fosse una “truffa” perpetrata dai cinesi. Inoltre, si è impegnato a porre fine alla spesa federale sull’energia a basso tenore di carbonio e a tirare fuori gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi dell’ONU sul cambiamento climatico. Carbon Brief ha chiesto agli scienziati del clima le loro reazioni.


Dottor Philip B Duffy, direttore esecutivo del Woods Hole Research Center ed ex analista senior dell’Ufficio per la Politica Scientifica e Tecnologica della Casa Bianca:

Solo in inglese


Dottor Malte Meinhausen, ricercatore senior sugli impatti del clima all’Università di Melbourne e all’Istituto Potsdam per la Ricerca sugli Impatti del Clima:

“Trump ha detto molte cose. Sembra che l’amministrazione Trump possa fare qualsiasi cosa. Dal giocare un ruolo distruttivo nella protezione internazionale del clima al lasciare semplicemente che altri vadano avanti col lavoro… Tuttavia, nonostante la spinta per la protezione del clima abbia, in parte, un motore autonomo a causa dell’economia dei costi minori delle energie rinnovabili, una amministrazione Trump ostile all’accordo di Parigi potrebbe fare molti danni.  

Trump non sarà in grado di ritirarsi dall’accordo di Parigi per tre anni (Articolo 28), ora che è appena entrato in vigore – una delle storie di maggior successo del mondo. Un’amministrazione Trump ostile, tuttavia, potrebbe ritirarsi dalla convenzione dell’UNFCCC e quindi indirettamente anche dall’accordo di Parigi. In teoria, questo potrebbe avvenire più rapidamente. E’ improbabile quindi che l’amministrazione sia tanto autolesionista. Ma Trump sembra sfidare il buon senso, quindi non lo sappiamo.  

L’accordo di Parigi senza gli Stati Uniti sopravviverebbe, ma lo spirito e il focus internazionale su una delle sfide determinanti del nostro tempo potrebbe essere perso. E le opportunità economiche per gli Stati Uniti potrebbero essere ugualmente perse… Non un buon risultato per gli Stati Uniti a questo riguardo. Non un buon risultato per il clima. Troppo presto ora per dire quanto sarà negativo, comunque. Si può udire il mondo che ansima per respirare”.  

Professor Hans Joachim Schellnhuber, direttore dell’Istituto Potsdam per la Ricerca sugli Impatti del Clima:

“La posizione del presidente eletto Donald Trump sul riscaldamento globale è risaputa. Ironicamente, ha contribuito alla popolarità della nostra recente serie di rapporti per la Banca Mondiale “Abbassa il calore”, attaccandola su Twitter.  

Eppure, a parte questo, la scienza non può aspettarsi nessuna azione positiva da lui. Il mondo ora deve andare avanti senza gli Stati Uniti sulla strada verso la mitigazione del rischio climatico e dell’innovazione della tecnologia pulita”.

Dottoressa Rachel James, ricercatrice di modellazione climatica all’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford:

Solo in inglese

Dottoressa Twila Moon, docente di scienze della criosfera all’Università di Bristol:

“Avere una persona nella posizione di presidente degli Stati Uniti che non riconosce i fatti scientifici che stabiliscono la realtà chiara del cambiamento climatico antropogenico è una disgrazia. E’ un risultato triste e spaventoso per la scienza e per l’azione per fermare il cambiamento climatico pericoloso.  

Ma sono fiduciosa che il popolo americano – di tutti i partiti – si stia rendendo conto che il cambiamento climatico sta avvenendo nei nostri stessi giardini di casa e il volere della gente spingerà l’ago politico. Penso che la nostra risposta debba essere di lavorare più alacremente, insieme , per andare avanti con l’azione climatica localmente, a livello regionale e, al meglio che si può, a livello nazionale. Come essere umano, penso che sia il nostro obbligo morale”. 

Professor Jean-Pascal van Ypersele, professore di climatologia e scienze ambientali all’Università Cattolica di Louvain:

Solo in inglese

Professor Andrew Dessler, professore di scienze dell’atmosfera all’Università Texas A&M:

“Credo che nessuno sappia cosa significa per la politica statunitense sul cambiamento climatico o sulla riduzione delle emissioni. Penso che tutti ci aspettassimo che il Clean Power Plan alla fine sarebbe finito di fronte alla Corte Suprema e il suo destino lì è più incerto ora che Trump nominerà il prossimo Giudice. D’altra parte, l’energia rinnovabile sta diventando rapidamente economica e la mia speranza ottimistica è che l’energia rinnovabile diventi così economica che possiamo passare ad essa senza alcuna politica del governo nazionale. Vedremo!”

Professor Shaun Marcott, professore di paleoclimatologia all’Università del Wisconsin-Madison:

“Queste elezioni, in termini di cambiamento climatico globale futuro, erano cruciali in quanto il presidente prenderà decisioni che avranno conseguenze di lungo termine, sia per quanto riguarda le politiche stabilite internamente, sia per le politiche che aiuteranno a stabilire con le controparti internazionali.
Proprio come la Gran Bretagna e il voto della Brexit, ora gli Stati Uniti si trovano ad un bivio e vanno in una direzione che, secondo me, non sembra essere sostenibile. Questo credo sia ovvio per la maggior parte delle persone. Penso che il modo migliore che abbia sentito descrivere sia che le decisioni prese da questo presidente entrante stabiliranno politiche che potrebbero avere effetti di cambiamento climatico duraturi che si estendono per 10.000 anni. La posta in gioco è molto alta e sfortunatamente entrambi i candidati non hanno nemmeno parlato, o lo hanno fatto molto raramente, di cambiamento climatico in generale in nessun dibattito”.

Dottoressa Emily Shuckburgh, capo de “oceani aperti” alla British Antarctic Survey:

“Un tema significativo del recente dibattito politico è stato l’uso e l’abuso delle prove. Andando avanti, piuttosto che compiangere un “mondo post-verità”, quelli di noi che hanno ruoli nella raccolta, cura e diffusione di prove devono sforzarsi di capire meglio il processo decisionale umano.
Dobbiamo assolutamente fare una politica sul clima ed altre materie che siano coerenti con le prove di base. Ma all’interno di una democrazia, questo deve essere ottenuto attraverso la volontà del popolo. Ciò richiede un impegno ampio e profondo da parte nostra con tutte le parti della società per capire le circostanze contestuali e per mettere  proattivamente le prove in modi che siano rilevanti per la gente.
Se vogliamo soddisfare gli obbiettivi dell’accordo di Parigi, è abbondantemente chiaro che servirà una grande trasformazione della società. Si tratta di una sfida tecnologica significativa, ma gli eventi politici nel Regno Unito e negli Stati Uniti che hanno sorpreso l’establishment ci servono anche per ricordarci l’importanza del riconoscimento delle implicazioni del cambiamento per tutti i settori della società. Se possiamo imparare da questo, c’è speranza che potremmo essere in grado di navigare con successo nel pericoloso viaggio che abbiamo di fronte nel rispondere alla sfida del clima”.

Professor Jean-Pierre Gattuso, professore di oceanografia biologica al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica all’Università della Sorbona e dell’Istituto per lo Sviluppo Sostenibile e le relazioni internazionali:

Il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi è molto preoccupante in molti sensi, compreso naturalmente per i negoziati climatici. L’accordo di Parigi è una costruzione che ha richiesto molti anni, pertanto è estremamente fragile. Anche se gli Stati Uniti formalmente non possono lasciare l’accordo nei prossimi 4 anni, non avere gli Stati Uniti d’accordo e che spingono per la piena implementazione dell’accordo di Parigi potrebbe influenzare milioni di persone per centinaia di anni. Il risultato di queste elezioni chiaramente non è la fine del mondo, ma le conseguenze per l’umanità sono potenzialmente terribili”.

Professor Jason Box, professore di glaciologia presso la Geologic Survey di Danimarca e Groenlandia:

“Quelli fra noi che sono nella scienza sono razionali e si circondano di media razionali. Il risultato delle elezioni statunitensi riflette l’irrazionalità e il modo in cui gli elettori sono stati influenzati dai media irrazionali”.

Dottor Michael. E. Mann, professore emerito di scienze dell’atmosfera all’Università Penn State:

“Per citare James Hansen, temo che questo possa essere la fine dei giochi per il clima”.

Zeke Hausfather, analista di sistemi energetici ed economista ambientale presso la Berkeley Earth:

“E’ certamente un grande passo indietro per il progresso della lotta al cambiamento climatico. Anche se gli Stati Uniti hanno molti controlli ed equilibri istituzionali che speriamo possano moderare l’impatto di una presidenza Trump, ciò significa la fine del Clean Power Plan ed un grosso ostacolo per ottenere le riduzioni aggressive necessarie per un mondo che si scalda di 2°C. Il solo lato positivo è che i fattori strutturali del settore energetico probabilmente favoriranno il continuo declino del carbone (e l’ascesa di gas e rinnovabili) per la generazione di elettricità negli Stati Uniti, anche se questo avverrà più lentamente. Di sicuro mi aspetto di parlare molto di più di geoingegneria e di scenari di superamento ora di quanto non facessi qualche giorno fa.

Professor Eric Steig, professore di scienze della terra e dello spazio all’Università di Washington:

“E’ impossibile sapere quanto lontano vogliano spingere il proprio programma anti-intellettuale ed anti-scienza Trump e Camera e Senato sotto controllo repubblicano. Sospetto che ci saranno preoccupazioni politiche più immediate. Nel medio termine, non mi aspetto che ci saranno grandi tagli al finanziamento della scienza; penso che Trump probabilmente governerà meno come ideologo e più come opportunista in questo senso. Ora è ampiamente improbabile, naturalmente, che qualsiasi accordo di mitigazione del cambiamento climatico vada avanti. O, se lo fa, non sarà con l’accordo degli stati Uniti”.… more

Godetevi la Terra finché dura: i livelli di carbonio atmosferico superano il punto di non ritorno

Da “UK Complex”. Traduzione di MR

Di Mac MacCann

La cattiva notizia: Il problema del cambiamento climatico terrestre ha appena superato un punto di non ritorno. I livelli di carbonio atmosferico hanno superato le 400 ppm e non torneranno “mai più, in un futuro indefinibile”, a livelli ambientalmente amichevoli.

La buona notizia? Ah no, aspettate. Mi spiace, siamo praticamente fottuti.

Sapevamo già che la cosa era seria. Dopotutto, negli ultimi 20 anni, l’umanità ha distrutto oltre due milioni di kmq – il 10% – della natura selvaggia terrestre. Il cambiamento climatico ha “devastato” il 93% della Grande Barriera Corallina. Il mondo è così fottuto che il genio Stephen Hawking di recente ha affermato che “la specie umana non ha futuro se non va nello spazio”.

Ma ora sappiamo davvero, davvero, che siamo nei guai. Lo scienziato Ralph Keeling, che è responsabile del programma di monitoraggio del biossido di carbonio dell’Istituto Scripps di Oceanografia, ha scritto in un blog che “sembra già sicuro dire che non vedremo un valore mensile al di sotto delle 400 ppm quest’anno – o mai più per un futuro indefinibile”.

Analogamente, il capo degli scienziati del clima della NASA Gavin Schmidt ha detto a Climate Central, “Secondo me, non vedremo mai più un mese al di sotto delle 400 ppm”.

Il biossido di carbonio, CO2, è il “gas serra principale che sta contribuendo al recente cambiamento climatico”, secondo la EPA (Environmental Protection Agency). La NASA dice che la temperatura media di superficie del pianeta si è riscaldata di 1°C dall’inizio della Rivoluzione Industriale, a causa del “aumento del biossido di carbonio e di altre emissioni umane in atmosfera”.

Quest’anno è sulla buona strada per essere il più caldo mai registrato —  a seguito di 16 mesi di caldo record di fila, la striscia più lunga che il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) abbia mai registrato nei suoi 137 anni.

Col cambiamento climatico ci sono una sacco di problemi. A causa sua, un quarto delle specie terrestri si potrebbero estinguere entro il 2050. Il cambiamento climatico incasina anche le catene alimentari, come stanno scoprendo nel modo più duro gli orsi polari. Milioni e milioni di persone dovranno spostarsi a causa dell’aumento dei livelli del mare. Gli scienziati stimano che oltre 13 milioni di americani potrebbero doversi spostare per il 2100.

Anche se 400 ppm è più che altro un punto simbolico che un reale punto di non ritorno (per esempio, non c’è una differenza enorme fra 395 e 405 ppm), le scoperte dell’Osservatorio di Mauna Loa alle Hawaii sono preoccupanti perché settembre è tipicamente il punto più basso dell’anno per il biossido di carbonio atmosferico. Keeling ha spiegato, “A novembre, saremo in marcia verso la metà in crescita del ciclo, in direzione di nuovi massimi e forse persino superando la barriera delle 410 ppm”.

Nel 2012, l’Artico ha superato la soglia delle 400 ppm – la prima area a farlo. Negli ultimi anni, l’Antartide è stata la sola stazione di monitoraggio del biossido di carbonio che non ha raggiunto le 400 ppm, ma ha superato quella soglia a giugno – per la prima volta in milioni di anni.
Il lato positivo, immagino, è che questo può essere l’ennesimo motivo per cliccare “Hot in Herre” di Nelly. (Il rapper che ha potuto pagare i propri debiti grazie alla campagna di ‘click’ sulla sua canzone, ndt).

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