Author: wm

Inquinamento e disinformazione

Un post di “WM”

La Pianura Padana è probabilmente una delle aree più inquinate in Italia e forse in Europa. L’orografia e la meteorologia invernale con anticicloni stabili e spesso inversione termica favoriscono la subsidenza e lo scarso rimescolamento atmosferico aiuta molto al ristagno degli inquinanti.

I provvedimenti seguono normative che basandosi su dati rilevati da apposite centraline dove il principale elemento di valutazione è il particolato PM10, anche indicato come polveri sottili, impongono restrizioni in particolare ai diesel e ai riscaldamenti.

Fermo restando che qualunque iniziativa che in favore della riduzione dei consumi energetici mi vede favorevole vorrei far notare che spesso, quasi sempre, questi provvedimenti servono a poco o nulla. Infatti nei giorni in cui non circolano o lo fanno in numero minore, anche motori diesel Euro 4, le PM10 non scendono quasi mai e si attende il vento o la pioggia per risolvere temporaneamente la questione.

Vediamo perché: le cosiddette polveri sottili si formano certamente nella combustione, anzi, con i motori a gasolio di ultima generazione (common rail) l’estrema pressione di iniezione forma in partenza un particolato molto fine, paradossalmente un vecchio diesel di 50 anni fa che ammorbava l’aria con il suo fumo nero era forse  meno pericoloso per la nostra salute, non molto, ma le PM10 e ancor più le PM2,5 passano i nostri alveoli e possono arrivare in circolo sanguigno facendo danni.

Ma l’aspetto che vorrei sottolineare è che le PM10 che vengono misurate non tengono conto dell’origine. Vi siete mai chiesti dove va la gomma vulcanizzata dei vostri pneumatici che per attrito si consumano? La polvere della strada e l’asfalto stesso si consumano, poi i freni:  sia dischi che materiale d’attrito, anche loro contribuiscono a far polvere,  i lavori pubblici se non piove alzano polvere a volontà, la raccolta foglie nelle città ora che vengono utilizzate quelle odiose e rumorose ventole a motore in sostituzione delle scope alza polvere e così via.

Riscaldamenti:  la stragrande maggioranza funziona a metano in tutta la pianura padana,  questo di polvere non ne fa proprio se mai sono i vecchi camini e le stufe che contribuiscono a creare un bel pulviscolo ma siamo onesti, non ce ne sono così tanti da creare tutto questo inquinamento, da anni si installano impianti ad alta efficienza  anche a  pellet che assicurano una combustione ottimale.

Una cosa dove invece si dovrebbe intervenire, seppur poco importante per le PM10, vietare una volta per tutte le porte aperte in pieno inverno dei centri commerciali e negozi, ma solo perché credo sia uno spreco insostenibile e assurdo.

In definitiva come si potrebbe intervenire? Riguardo la circolazione automobilistica una cosa utile sarebbe di evitare i semafori sincronizzati sul rosso nelle aree urbane che spesso vengono così regolati per evitare eccessi di velocità ma che con frenate e ripartenze peggiorano ulteriormente il problema, altro intervento; agire sulla velocità nelle arterie di scorrimento, tangenziali e autostrade, ridurla e puntare sulla regolarità, poche accelerazioni e frenate.

Modalità a costo zero ma con effetti immediati.

Ho tralasciato la questione inquinanti, ossidi di azoto, di zolfo, di carbonio, benzene, PCA ecc. in quanto i provvedimenti al momento non prevedono soste o limitazioni del traffico a loro causa anche se sarebbe utile che ci si pensasse.

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Gli errori di comunicazione sul cambiamento climatico

Un post di WM

Recentemente molti interventi su questo blog riguardavano la mancanza di attenzione su un tema così importante come il cambiamento climatico. Oggettivamente guardandomi intorno non posso che constatare che gli interessi sono altrove, alcuni certamente importanti come le pensioni, la mancanza di prospettiva di lavoro e la disoccupazione, altri molto meno che non sto a dire.

L’argomento è totalmente assente nel dibattito elettorale (non mi meraviglia) e nelle conversazioni pubbliche le questioni sono altre. Che fare? Penso che il principale errore sia nel proporre previsioni a lunga scadenza, dicendo che entro il 2100 il mare si innalzerà di 2/3 m, se non si vive in Bangladesh o alle Maldive (forse chi vive a Venezia apre le orecchie ma non ne sono sicuro) la prospettiva è troppo lontana, anche dire che nel 2040 la T potrebbe salire di 2 C°, fa venire in mente che mancano ancora più di 20 anni e poi a dicembre faceva più freddo del solito e via discorrendo .

Una strategia sarebbe invece quella di provare a raccontare che il cambiamento è in atto, che tra pochi anni il caldo e la siccità impediranno la coltivazione della vite, del frumento (e forse si passerà al sorgo più resistente alla siccità ma meno produttivo), che senza neve non si andrà a sciare, che le tempeste di metà gennaio in centro Europa sono un evidente segnale.

Sono esempi a caso per dare una prospettiva a breve ma far capire che se piove di meno non basta fare un buco in più per estrarre acqua sempre più profonda o dire che se lo scorso anno gli invasi alpini hanno prodotto meno energia idroelettrica la causa sono le minori precipitazioni adesso, non a lunga scadenza e che se la tendenza alla fusione dei ghiacciai procede a questo ritmo non bisogna attendere 20 anni perché scompaiano.

Far osservare che se sono caduti 2 m di neve sulle Alpi occidentali e 3 giorni dopo al sud c’erano 24 C° a gennaio non è solo una anomalia ma un chiaro effetto del cambiamento climatico.

Entrare nell’ottica dei sistemi caotici e il clima lo è per eccellenza, non è facile ma bisogna spiegare che l’evoluzione avviene a scatti, improvvisamente si riposiziona ad un livello diverso.

Quando trato questi argomenti è imbarazzante perché in genere l’interlocutore mi guarda dapprima curioso, poi nel momento in cui dico che il processo è in atto e non ci vuole molto tempo, cambia atteggiamento, infastidito o incredulo e cambia discorso.

Qualche tempo fa parlando con un un ingegnere, che mi ripeteva che il famoso “I limiti dello sviluppo” scritto nel ’73 aveva sbagliato previsioni ho tentato di spiegare tra le altre cose che i sistemi complessi non sono lineari e per quanto i matematici abbiano inventato il caos deterministico e gli attrattori, non necessariamente i collassi sistemici portano a condizioni compatibili con le esigenze del genere umano.

Parole al vento, per lui o per quelli come lui, bisogna usare linguaggi più brutali e senza fronzoli.

I giornalisti vogliono sempre rassicurazioni, non bisogna mai creare il panico, i politici poveretti seguono sempre il cadreghino e la prospettiva non va oltre i 5 anni per cui inutile cercare sponda da quella parte.

L’unica strada è che tutti, ma dico tutti, gli scienziati, gli studiosi, non facciano sconti, dire come stanno le cose in modo chiaro e netto anche se ci sarà sempre qualcuno che dirà che non è vero; l’alternativa sarà non intervistarci più oppure cancellarci dai loro contatti ma siamo in tanti che si occupano di cambiamenti climatici, prima che esauriscano i nomi forse siamo in tempo.

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